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COMUNICATO STAMPA  n. 348

 
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Geotermia: il dibattito sulle aree non idonee all’installazione di impianti

Gli interventi di Giacomo Giannarelli (M5S), Tommaso Fattori (Sì–Toscana a sinistra), Stefano Baccelli (Pd), Monica Pecori (Gruppo Misto/Tpt)

 

di Ufficio Stampa, 12 marzo 2019

 

Una riscrittura del Piano ambientale ed energetico (Paer) perché sia “conforme alle ultime direttive europee”, anche per “permettere alla Toscana di raggiungere il 100 per cento dell’efficienza energetica” attraverso “interventi su più fronti a partire dall’impiantistica fino a quello dell’abbattimento della domanda energetica quindi di ricerca del risparmio” è stata richiesta dal capogruppo del Movimento 5 stelle Giacomo Giannarelli in apertura del dibattito sull’informativa dell’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni  sul documento preliminare di modifica del Paer per la definizione delle aree non idonee all’installazione di impianti geotermici (Ani).
 
Secondo Giannarelli la geotermia è “una delle fonti rinnovabili ma non l’unica”. “Bene che ci sia un’apertura per il rinnovo del parco impiantistico, ma dobbiamo lavorare ad una transizione energetica che permetta anche ad altri segmenti di rinnovabili di avere un ruolo da protagonista” ha spiegato pur ricordando che “il nostro bisogno è fatto di un terzo di calore, un terzo di energia e un terzo di trasporti”. Per Giannarelli si “può fare molto con l’educazione alla mobilità sostenibile”, argomento che “richiederà una grande riflessione”, l’informativa rappresenta comunque un “importante passaggio”.
 
“Ben venga intanto questo aggiornamento” ha detto il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra Tommaso Fattori che ha ricordato come “più volte siamo tornati sulla necessità di rivedere complessivamente il Piano regionale anche per una effettiva diversificazione delle fonti rinnovabili di energia”. “Ho in più occasioni ripetuto come la fortuna di avere un patrimonio geotermico ci ha resi più pigri sulle rinnovabili” ha continuato ricordando il “tema complessivo della pianificazione delle fonti e della possibilità di produrre l’energia necessaria il più possibile sul territorio”. Secondo Fattori, la comunicazione dell’assessore Fratoni esprime una “volontà politica: non mi pare un’operazione che si limita solo a trasferire vincoli già esistenti nel Piano”. “Resta comunque da sciogliere il nodo, per il capogruppo, di come “riuscire a recepire le volontà politiche espresse dai diversi territori”.
 
Plauso al lavoro fatto dalla Giunta e dall’assessore all’Ambiente, è stato espresso dal presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli (Pd) che ha ricordato come l’informativa parta dalla risoluzione approvata a novembre 2018, frutto di un “lavoro serio della commissione, tra audizioni e confronti anche faticosi, in una materia certamente complessa da un punto di vista tecnologico e normativo, basti ricordare che l’attività mineraria, quindi di ricerca, è di esclusiva competenza dello Stato”. La risoluzione, in sintesi, sanciva che su altri settori quali eolico, fotovoltaico e da biomasse le aree non idonee sono presenti nel Piano regionale. Sulla geotermia occorreva intervenire. “Il lavoro fatto con l’istruttoria prima e l’avvio del procedimento oggi deve essere riconosciuto anche rispetto agli indirizzi dati da questo Consiglio”, ha detto Baccelli che ha, infine, rivendicato la strategia sulla geotermia portata avanti dalla maggioranza di governo: “Non solo accettare le Ani ma anche accompagnare altre vocazioni dei territori per il giusto punto di equilibrio”.
 
Un fermo e convinto no al riconoscimento della geotermia come fonte rinnovabile è arrivato da Monica Pecori (Gruppo Misto/Tpt), perché “consuma acqua e falde, mentre le emissioni sono state solo parzialmente attenzionate nell’ultima legge”. La capogruppo ha poi stigmatizzato il fatto che i contributi e le indicazioni pervenuti dai territori “non siano stati poi così tanto presi in considerazione”. “Non vedo un grande rispetto delle loro volontà se leggo l’informativa”, ha detto citando, alcuni passaggi. Primo fra tutti quello per cui la non idoneità si riferisce alla “localizzazione dell’impianto” nella sua complessiva filiera di estrazione (pozzo) e utilizzo della risorsa (centrale). Non si riferisce alle infrastrutture di collegamento (linee telefoniche, termodotti, strade). La non idoneità, ha ricordato ancora Pecori, non investe l’intera fase della ricerca: “Le limitazioni sono soltanto quelle eventualmente imposte in sede di valutazione di impatto ambientale”. Le Ani quindi, “non sono concepite e non possono in alcun modo limitare l’ambito della ricerca mineraria” ha concluso. 

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