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COMUNICATO STAMPA  n. 347

 
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Geotermia: Fratoni, variante al piano entro fine legislatura

L’informativa resa al Consiglio dall’assessore regionale all’ambiente sulla definizione delle aree non idonee all’installazione di impianti di produzione di energia geotermica. Sono 51 le amministrazioni locali che hanno inviato le proposte, in 27 la non idoneità è estesa a tutto il territorio comunale

 

di Ufficio Stampa, 12 marzo 2019

 

“E’ un percorso impegnativo, nel quale sono previste anche fasi di partecipazione, secondo una tempistica molto puntuale. Il lavoro non è banale, ma possiamo immaginare, con ottimismo, ma anche con realismo, che entro la fine della legislatura sarà possibile approvare in via definitiva questa variante”.
Ha concluso così l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni  la sua informativa sul Documento preliminare alla modifica del Piano ambientale regionale (Paer), ai fini della  definizione delle aree non idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia geotermica in Toscana.
 
L’informativa prende le mosse dalla risoluzione n. 140 approvata dal Consiglio regionale il 1 febbraio 2017, con la quale si sollecita una regolamentazione delle aree idonee e non idonee all’attività geotermoelettrica, analogamente a quanto fatto per le altre fonti di energia rinnovabile. Sul tema va tenuto comunque presente il decreto ministeriale del 10 settembre 2010,  che contiene una vincolistica piuttosto tassativa rispetto alle caratteristiche ambientali, paesaggistiche, con riferimento a coltivazioni agricole di pregio. L’assessore ha affermato che la Giunta nel maggio 2017 ha fornito alcune linee guida molto stringenti, in particolare relativamente alla non idoneità, sia in riferimento alla localizzazione, sia in riferimento all’utilizzo vero e proprio della risorsa.
 
L’individuazione delle aree non idonee (ani), a suo parere, non si configura “come divieto preliminare, ma come atto di accelerazione e semplificazione dell’iter di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio, anche in termini di opportunità di localizzazione offerte dalle specifiche caratteristiche e vocazioni del territorio”. La non idoneità, infatti, si riferisce alla “localizzazione dell’impianto” nella sua complessiva filiera di estrazione (pozzo) e utilizzo della risorsa (centrale). Non si riferisce alle infrastrutture di collegamento (linee telefoniche, termodotti, strade). La non idoneità, inoltre, non investe l’intera fase della ricerca: “Le limitazioni sono soltanto quelle eventualmente imposte in sede di valutazione di impatto ambientale”, anche perché nella geotermia, diversamente dalle altre fonti, è fondamentale conoscere nel dettaglio le caratteristiche del campo geotermico e del fluido stesso. Le aree non idonee, quindi, “non sono concepite e non possono in alcun modo limitare l’ambito della ricerca mineraria”.
 
L’assessore ha accennato anche ai criteri di valutazione di non idoneità: “Oltre ai vincoli previsti per legge, occorre considerare anche la tipologia di impianto da realizzare, la vocazione economica del territorio, il grado di saturazione rispetto alla presenza di impianti geotermici o altri impianti agricolo-industriali”. In questo senso Fratoni ha rilevato come i vincoli localizzativi identificati dai Comuni “non possono essere considerati preclusioni assolute ma devono essere messi in relazione a quanto stabilito negli strumenti di pianificazione territoriale della Regione, soprattutto per quanto riguarda gli impianti ad alta entalpia che dovrebbe essere confinata nelle aree storicamente vocate all’attività geotermoelettrica”. Le individuazioni delle Ani non esclude categoricamente che in quelle aree non sia possibile intervenire, segnala semmai che sarà relativamente difficile ottenere le necessarie autorizzazioni. 
 
Fratoni ha comunque affermato che il procedimento di identificazione non potrà concludersi con la sola segnalazione dei vincoli, paesaggistici, ambientali o produttivi: “Dovrà anche basarsi sull’espressione della volontà politica del territorio a perseguire un determinato sviluppo socio-economico”. 
 
L’assessore si è quindi soffermato sull’attività istruttoria, che ha coinvolto cinquantuno proposte pervenute dalle amministrazioni locali che hanno inviato una relazione dettagliata in riferimento ai propri confini (per 27 comuni  la non idoneità riguarda l’intero territorio comunale con possibili eccezioni per le aree industriali e artigianali nelle quali non può essere esclusa la realizzazione di impianti almeno a media entalpia).
Con la risoluzione n. 223 approvata a novembre 2018 il Consiglio chiede alla Giunta a proporre l’atto di adeguamento al Paer ed a valutare la necessità di un intervento contestuale sulla pianificazione territoriale. A suo parere la proposta di modifica si muove su questo  quadro conoscitivo di riferimento, in conformità con gli obiettivi del Paer e in coerenza con il Piano di indirizzo territoriale (Pit).

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