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COMUNICATO STAMPA  n. 227

 
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Rifiuti: la commissione d’inchiesta a Piombino (Li)

Sopralluogo nell’area Ischia di Crociano nelle quattro discariche gestite da Rimateria spa. Il presidente Giannarelli: “E’ positivo che per la prima volta si faccia un intervento organico in un’area dove la presenza industriale è da sempre così rilevante, ma molto resta ancora da fare”

 

di Ufficio Stampa, 18 febbraio 2019

 

PIOMBINO –   “C’è ancora molto da fare”. Ha sintetizzato così il presidente della commissione d’inchiesta sulle discariche sotto sequestro e sul ciclo dei rifiuti in Toscana, Giacomo Giannarelli  (M5S) l’esito del sopralluogo fatto questo pomeriggio a Rimateria spa, nel comune di Piombino (Li), in un’area industriale che per decenni ha avuto a che fare con rifiuti speciali e pericolosi.
All’incontro hanno partecipato anche il vicepresidente della commissione Francesco Gazzetti (Pd), la consigliera Monica Pecori (Toscana per tutti) e il presidente della commissione Territorio ed ambiente Gianni Anselmi (Pd). A fare gli onori di casa la presidente di Rimateria spa, Claudia  Carnesecchi, e il direttore Luca Chiti.
 
Rimateria nasce da Asiu, a capitale pubblico locale, nel settembre 2015 e si occupa di risanamento, messa in sicurezza, riciclo e smaltimento di rifiuti speciali. Recentemente Asiu, che deteneva il 57,75% del capitale sociale, ha deciso di vendere un’altra quota a privati, già presenti con Unirecuperi al 30% e Lucchini AS al 12,25%.
 
Nell’area di Ischia di Crociano, immediatamente alle spalle delle principali industrie di Piombino, ci sono quattro discariche, che complessivamente coprono circa 58 ettari. Una è la discarica Asiu/Rimateria, gestita e controllata in sicurezza. La seconda è la vecchia discarica Lucchini ed è esaurita. La terza è la cosiddetta discarica ex-Lucchini, ancora da esaurire. La quarta, chiamata L153, è totalmente abusiva e su di essa il ministero dell’Ambiente ha ordinato la messa in sicurezza, approvando il progetto di Rimateria nell’ottobre del 2017. Nella discarica abusiva L153 sono accumulati circa 180.000 metri cubi (equivalenti a circa 300mila tonnellate) di rifiuti provenienti dalle acciaierie.
 
“E’ bene tener presente, come termine di paragone  – ha precisato il direttore Luca Chiti – che il Sin (Sito di interesse nazionale) ha una estensione di circa 900 ettari nella sola parte di terra, cui si aggiunge una ben più estesa zona di mare”.
Con la ripresa dell’attività delle accaierie sotto la proprietà di Jindal si apre l’opportunità per la gestione
di ingenti quantità di rifiuti e scarti dovuti alla produzione con forni elettrici.
 
“E’ positivo che per la prima volta si faccia un intervento organico in un’area dove la presenza industriale è da sempre stata così rilevante – ha osservato il presidente della commissione di inchiesta Giacomo Giannarelli – Rimangono molte questioni aperte,  sulle quali è necessario fare chiarezza”.
 “Si registrano novità e passi in avanti significativi: gli interventi di copertura ne sono un esempio tangibile e concreto -  ha aggiunto il vicepresidente Francesco Gazzetti – Ovviamente il lavoro non si ferma ed è importante che continui fino agli obbiettivi prefissati. Il ruolo della Regione è fondamentale e lo sarà anche il relazione ai progetti che ci sono stati presentati e che saranno seguiti con l’attenzione che meritano”
La commissione, al termine del sopralluogo, ha incontrato il Comitato Salute Pubblica per ascoltare le loro legittime rimostranze sui cattivi odori, che talvolta rendono l’aria della zona irrespirabile.
 
(a cura dell’Ufficio Stampa, 18 febbraio 2019)

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