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Il capogruppo Fdi Paolo Marcheschi: "Provincia di Parto prima in Italia per riclaggio"


Il consigliere regionale M5s Gabriele Bianchi: "Siamo al quarto posto come regione per infiltrazinoi mafiose"


Il capogruppo Sì - Toscana sinistra Tommaso Fattori: "Penetrazione sempre maggiore della criminalità organizzata è vera mergenza, eppure è lontana dai riflettori"

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COMUNICATO STAMPA  n. 1134

 
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Mafie in Toscana: il dibattito sulla comunicazione dell’assessore regionale Vittorio Bugli

Gli interventi di Paolo Marcheschi (FdI), Gabriele Bianchi (M5s), Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) e Leonardo Marras (Pd)

 

di Ufficio Stampa, 23 ottobre 2018

 

Il rapporto presentato dall’assessore Bugli è utile per mettere a fuoco i fenomeni di criminalità percepiti, ma anche per riflettere sui quello che apparentemente non si mostra: subdole infiltrazioni che sono ben presenti”, dichiara il consigliere Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) in apertura del dibattito sul rapportosui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana. “Certo non ci fa onore essere al quarto posto per infiltrazioni mafiose. Ora che il fenomeno è più conosciuto, ciascuno di noi in Consiglio ha l’onere di occuparsi del problema per tradurlo in azioni concrete”. Si segnala “un’escalationnel fenomeno del riciclaggio”, prosegue Marcheschi, insieme alla “tematica clamorosa dell’infiltrazione malavitosa cinese a Prato. Continuiamo a parlarne, ma non abbiamo trovato l’antidoto”. Il consigliere segnala “due delle organizzazioni che percepisco come già presenti in Toscana: la mafia nigeriana con il traffico di stupefacenti, le mafie africane e albanesi che controllano tutto il traffico di stupefacenti”. E ancora: “Il traffico illecito di rifiuti speciali vede la Toscana come crocevia”. Sulla corruzione: “Fa piacere sapere che in Toscana siamo messi meglio, ci sono meno politici corrotti, però abbiamo forse più amministratori”. Semplificare le procedure amministrative, gli appalti e i concorsi e la fluidificazione dei flussi informativi attraverso la centrale unica sono passi da compiere, suggerisce Marcheschi. “Il lavoro è lungo, abbiamo il dovere di favorire con strumenti formativi non solo le forze dell’ordine, ma anche i sindaci, a cominciare dalla legge del commercio”.
 
Secondo il consigliere Gabriele Bianchi (Movimento 5 stelle), “oggi si può dire che la mafia in Toscana c’è. Avremmo potuto dirlo anche nel 2014, come evidenziava la prima commissione del Consiglio regionale. Perché non abbiamo approfondito i dati di cui già allora eravamo in possesso?”. Bianchi ricorda che le evidenze giudiziarie ci sono, “a cominciare dal report della direzione nazionale antimafia”e cita dati, analisi e articoli di stampa riguardanti la Toscana. “Se siamo arrivati a questo punto, prosegue il consigliere, “vuol dire che c’è stata sottovalutazione del fenomeno da parte di tutti i soggetti preposti”. E, aggiunge, sarebbero compiuti passi avanti, “se avessimo forze dell’ordine in numero adeguato, persone sul territorio in grado di monitorare, se avessimo attivato processi partecipativi. In Italia gli agenti delle forze dell’ordine sono sotto organico: ne mancano trentamila”. Da qui la proposta, che è anche “un appello a tutto il Consiglio regionale: lavoriamo a un tavolo tecnico-politico, che potrebbe partire dalla prima commissione, per ribadire il principio di legalità. Potremmo condividere in maniera unanime e dare un bel segnale inserendo la parola ‘legalità’all’interno dello Statuto. Facciamo le nomine per l’osservatorio sulla legalità, che abbiamo istituito in modo unanime”. La mafia, ricorda Bianchi, “danneggia ogni aspetto della vita dei cittadini”.
 
Il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, rileva “la doppia velocità della nostra regione anche rispetto all’infiltrazione delle organizzazioni criminali organizzate: la costa, parte della Toscana depressa a causa della crisi economica, è l’area a maggiore penetrazione, con l’eccezione di Prato”. Riciclaggio e reinvestimento di capitali, “evidenziano più il tentativo di rimettere in circolo denaro di origine illecita rispetto alla colonizzazione e al controllo del territorio e non a caso si utilizza molto più la corruzione, che non la minaccia e la violenza”. Sulla corruzione, prosegue Fattori, “dovrà essere concentrata massima attenzione: i settori a più alto rischio sono l’urbanistica, il governo del territorio”. Rispetto a ciò che la politica può fare, “il terzo nodo è il tema dei beni confiscati alla mafia: è aumentato il numero, ma c’è una nota dolente nel ritardo nella destinazione dei beni confiscati. Si può fare qualcosa nell’immediato: lavorare per istituire un fondo regionale per la riutilizzazione dei beni confiscati, favorire dialogo interistituzionale e aprire uno sportello, o potenziare gli organismi regionali esistenti, per dare sostegno agli enti locali”. Infine, “prevedere strumenti legislativi di prevenzione per un maggiore controllo sugli appalti”.
 
“Il tema è di grandissimo rilievo, non possiamo abbassare la guardia, né essere presuntuosi pensando di essere immuni rispetto a certi fenomeni”, dice il capogruppo del Partito democratico, Leonardo Marras, che rivolge un elogio “al lavoro della Giunta regionale: è già al secondo rapporto, ci mette nelle condizioni di rilevare criticità e avanzare proposte. Un rapporto che diventa uno strumento straordinariamente importante anche per il Consiglio regionale”. È importante, anche, “che questo Consiglio faccia quanto previsto dalla legge: costituiamo l’osservatorio”, prosegue Marras. “Non c’è dubbio che il fenomeno in Toscana sia grave e avere il primato per un atteggiamento di favore a fenomeni criminali, ci indica una deriva che può essere potenzialmente addirittura più pericolosa”. L’altro elemento “che desta in me preoccupazione è l’aspetto che riguarda le province di Livorno, Grosseto e Massa Carrara, dove si sono concentrate le maggiori attenzioni rispetto all’andamento dell’economia. La Toscana, com’è evidente, non è tutta uguale a se stessa, la penetrazione criminale è associata in modo particolare a fenomeni e andamenti economici e quindi ai risvolti sociali”. Necessario “pretendere maggiori controlli”, prosegue il capogruppo Pd, serve “la volontà di mettere a disposizione la programmazione regionale e nazionale attorno ai sistemi economici in crisi”. Con un allarme: “Se la Toscana è interessante per il riciclaggio e in alcune realtà questo è reso possibile dalla capacità di evasione fiscale in alcuni settori, pensare di arrivare ad un condono sull’Iva significa sdoganare questi tipi di atteggiamento. Solo attraverso la tracciabilità di ogni passaggio, se si elimina il più possibile l’uso del contante, si riesce ad avere una capacità di controllo diversa”. Cosa serve: “Rafforzare l’opera di indagine, denuncia e controllo sociale, aggredire le criticità, dall’utilizzo dei beni confiscati al supporto dell’azione degli enti locali, all’estensione dei protocolli con le prefetture sugli appalti e i requisiti antimafia”.

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