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COMUNICATO STAMPA  n. 0942

 
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Economia: crisi aziendali, il dibattito in Aula

Gli interventi di Galletti (M5S), Fattori (Sì Toscana a sinistra), Giannarelli (M5S), Casucci (Lega), Spinelli (Art. 1 - Mdp), Bambagioni (Pd), Anselmi (Pd) e Biasci (Lega)

 

di Camilla Marotti e Paola Scuffi, 11 settembre 2018

 

“Per risolvere le crisi aziendali occorre che la politica punti a un cambio di rotta e mentalità, magari agendo in maniera preventiva e non andando ad operare a crisi avvenuta”. Così la consigliera Irene Galletti (M5S), che ha dato il “la” al dibattito dopo la comunicazione del presidente Enrico Rossi, invitando ad “attivarsi per le delocalizzazioni, a investire di più sulle piccole e medie imprese, ad arginare la globalizzazione, a fare attenzione alle multinazionali, che spesso prendono e scappano”.

Per Tommaso Fattori (Sì Toscana a sinistra) sarebbe opportuno passare dalla comunicazione in aula, con elenco delle crisi e di ciò che si è fatto e si intende fare, ad un “approfondimento puntuale in commissione delle vicende già chiuse”, tenendo presente che “le istituzioni devono mettere in piedi una strategia diversa”. “Con i tavoli che funzionano sempre meno la politica deve recuperare un ruolo, avere un progetto, mettere in atto un’azione industriale a livello di Paese”, ha concluso il consigliere.

Giacomo Giannarelli (M5S), partendo dalla foto complessiva presentata da Rossi, sulle diverse crisi aziendali da trattare nel loro complesso, ha proposto di trasformare tale comunicazione in un “appuntamento periodico in aula, una volta al mese, per rendere conto dei progressi e delle singole questioni da trattare costantemente”.

SecondoMarco Casucci (Lega) al quadro sintetico e analitico presentato nella comunicazione “andrebbe aggiunto più cuore e passione, perché il tema del lavoro non ha colore, ma riguarda tutta la Toscana e tutti i toscani”. “Non possiamo navigare a vista, non possiamo permettercelo, di fronte a crisi come la Bekaert occorre avere una visione europea – ha concluso – il tema del lavoro va affrontato nella sua interezza, per poter rispondere allo scatto di orgoglio dei lavoratori”.

Serena Spinelli (Art. 1 - Mdp), dopo aver ringraziato il presidente per la comunicazione e per quanto fatto sul caso Bekaert, ha ricordato che la Toscana è fatta da piccole e medie imprese, ma anche da grandi aziende. “Non possiamo dare risposte semplici a un tema così complesso – ha affermato – che necessita di un piano industriale puntuale e di linee di sviluppo concrete, chiamate a incrociarsi con una produzione sempre più sostenibile”. “Occorre una sorta di contratto sociale tra politica e imprese, per un mercato del lavoro sempre più umano”, ha concluso, invitando la politica ad avere “più fantasia e ingegno”. 

Paolo Bambagioni (Pd), considerando che “in ogni luogo istituzionale occorre declinare la riflessione su un piano più pragmatico”, si è soffermato su cosa può fare la Regione Toscana, nella consapevolezza che i tempi della politica non sono quelli delle imprese: “Mentre noi siamo qui a discutere i lavoratori vanno avanti e magari cambiano pelle”. E “se in Toscana l’ossatura economica che tiene in piedi la nostra Regione e diffonde benessere è fatta da imprese molto piccole, è urgente che la politica dia energia a questo mondo, a partire da adeguate infrastrutture e da minore burocrazia”. 

Gianni Anselmi (Pd), presidente della commissione Sviluppo economico, ha invitato a non guardare alla “Toscana come ad una cartolina che sbiadisce i propri contorni, ma ad una Regione dalla geografia economica e multiforme, capace di innovare selettivamente se stessa e di vedere crescere l’occupazione”. “Un tema così complesso, come le crisi industriali, non può essere ricondotto a una lettura omogenea – ha sottolineato – ma vi assicuro che Regione ha prodotto uno sforzo straordinario, camminando al fianco dei lavoratori e degli imprenditori; non è possibile salvare tutti: il pubblico interviene nella crisi nella misura in cui l’azienda rende saldo il mercato”, ha concluso Anselmi, ricordando l’invito del Santo Padre a civilizzare il mercato del lavoro.

Roberto Biasci (Lega) ha invocato “un segnale”. “In Toscana passano anni da quando si presenta un progetto a quando si realizza”, ha affermato citando l’esempio della Costa degli Etruschi, dove “immobili di pregio attendono la ristrutturazione”. Biasci  ha parlato di “una burocrazia spaventosa” e di “problemi di velocità”. “Diamoci una mano – ha detto – perché una pratica una volta presentata sia eseguita”.

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