Mafia nigeriana: in Toscana attivo il progetto anti-tratta
L’assessore regionale Vittorio Bugli ha risposto a un’interrogazione presentata da Marco Casucci (Lega)
di Ufficio Stampa, 16 gennaio 2019
Focus sulla
Black Axe, ascia nera, ovvero sulla mafia nigeriana, con l’interrogazione del gruppo consiliare della Lega, primo firmatario
Marco Casucci, per sapere “se la mafia nigeriana si sia ormai insediata nelle nostre città e, nel caso, quale sia lo stato di tali infiltrazioni in Toscana”.
Nell’atto si sottolinea che si tratta di un’organizzazione criminale di tipo mafioso tra le più potenti e pericolose al mondo, un gruppo ramificato che si sta espandendo lungo la penisola e che rappresenta una seria minaccia per l’ordine pubblico e il vivere civile. Situazione aggravata dalla “mancata autorizzazione degli ingressi senza le adeguate indagini preventive e dal forte integralismo islamico, che si sta diffondendo in Nigeria e che potrebbe aumentare la minaccia terroristica nel nostro Paese”.
Secondo dati Istat, la Toscana nel 2018 risulta essere al settimo posto tra le regioni italiane per numero di residenti nigeriani, con un incremento del 26,2 per cento rispetto all’anno precedente. “Il governo regionale mostra giustamente il pugno duro nei confronti delle associazioni mafiose presenti e attive sul territorio – recita la mozione – mentre il suo silenzio è assordante nei confronti di queste nuove mafie”, da qui l’invito a iniziative adeguate e forti per contrastare situazioni che non sono ulteriormente tollerabili.
Nella sua risposta, l’assessore regionale
Vittorio Bugli ha sottolineato il fatto che secondo i dati della Direzione nazionale antidroga in Toscana gli stranieri risultati coinvolti nel narcotraffico sono stati 1.440, e di questi meno del 10 per centro sono di origine nigeriana. “Il fenomeno che desta più preoccupazione – ha spiegato l’assessore – è la mutazione di attività di sfruttamento della prostituzione/traffico di stupefacenti in fenomeni di vera e propria riduzione in schiavitù, data la peculiare vulnerabilità dei soggetti coinvolti, in condizione di clandestinità o di richiedenti asilo”.
Per quanto riguarda le azioni delle istituzioni toscane, secondo Bugli, “svolge un ruolo fondamentale il progetto regionale anti-tratta con i suoi obiettivi di emersione, identificazione, prima assistenza”. Esistono unità mobili che contattano le donne coinvolte, le quali vengono successivamente accolte in strutture speciali (50 i posti letto in Toscana) e coinvolte in progetti di inserimento.
Marco Casucci ha sottolineato che “c’è assoluta determinazione a livello governativo ad intervenire con maggiore forza per contrastare questo fenomeno” e si è detto “soddisfatto perché oggi in Aula si è parlato della vicenda. Occorre - ha concluso - fare di più a tutti i livelli e occorre che se ne parli di più”.
(i
n collaborazione con Paola Scuffi)
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