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COMUNICATO STAMPA  n. 44

 
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Progetto lavoro sicuro: interrogazione su aziende cinesi

In aula la risposta dell'assessora a Donzelli: piano sviluppato in due fasi, netta diminuzione dei casi di irregolarità. Il consigliere: controlli di facciata, restano lo schiavismo su bambini e operai e la concorrenza sleale alle aziende italiane

 

17 gennaio 2018

 

Firenze– L’assessora regionale al diritto alla salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria ha risposto in aula a una interrogazione di Giovanni Donzelli in merito “all’evidente, e persistente, situazione di pericolo ed illegalità nelle aziende cinesi dislocate tra Firenze e Prato ed al ‘Progetto Lavoro Sicuro’ avviato dalla Regione Toscana nel 2013”. Il piano ‘lavoro sicuro’, ha spiegato l’assessora, si è articolato in due fasi, la prima tra il settembre 2014 e il marzo 2017, nella quale sono state verificate 8mila 257 imprese, più delle 7mila 700 inizialmente censite tramite le camere di commercio. In questa prima fase, sono stati oggetto di intervento 1729 macchinari irregolari, 1564 impianti elettrici fuori norma, 1039 dormitori abusivi, 299 cucine abusive, 125 situazioni con bombole a gas in sovrannumero, 1858 situazioni di gravi carenze igieniche. Il trend, nei due anni e mezzo di questa prima fase di attuazione del piano, prosegue l’assessorato, è andato progressivamente migliorando, la regolarità dei parametri nei casi presi in esame è passata dall’iniziale 15,9 per cento al 55,7 per cento del marzo 2017. La gran parte delle imprese oggetto di prescrizioni ha ottemperato nei termini assegnati – l’84,2 per cento – e pagato le sanzioni, ha proseguito l’assessora. Sono stati infatti incassati 11,7milioni di euro. Con quella cifra, ha spiegato l’assessore, è stata più che ripagata la spesa per i tecnici di prevenzione assunti per il progetto, pari a circa 9milioni di euro. Nella prima fase sono state emanate 4mila 230 prescrizioni per un totale di 8mila 687 carenze.
La seconda fase del piano ‘lavoro sicuro’, che ha visto un ampliamento dello spettro ispettivo, è stata avviata nel maggio 2017, con l’ispezione di mille e 685 imprese: diminuiti della metà i dormitori abusivi; impianti elettrici non a norma diminuiti di oltre due terzi; notizie di reato diminuite del 60 per cento. I problemi, pur significativamente ridotti, rimangono certamente molto seri, ha concluso l’assessora, assicurando l’intenzione della Regione di non abbassare la guardia.
Il consigliere Donzelli, nella replica, ha manifestato non solo l’insoddisfazione per la risposta fornita dalla Giunta, ma ha rilevato come alcune domande della sua interrogazione siano rimaste senza risposta: si chiedeva, rispetto alla cifra incassata, a quanto ammontasse la somma complessiva determinata dalle multe comminate. Se abbiamo incassato 11,7milioni, ma ne avremmo dovuti incassare il doppio, ha argomentato Donzelli, vorrebbe dire che facciamo multe che non riusciamo a incassare. Di qui la rinnovata richiesta di fornire il dato complessivo, anche perché, ha spiegato, di quel dato non c’è traccia neppure sul sito della Regione. C’è poi il problema dei controlli, che di fatto sono apparente e formale, non sono una verifica sostanziale. Se si fa una comparazione con le prescrizioni imposte alle aziende italiane, ha affermato Donzelli, c’è da rabbrividire: il fallimento del progetto è palese. Negli stessi capannoni è possibile verificare come la situazione non sia minimamente migliorata, continua ad esserci schiavismo nei confronti dei bambini, degli operai. Uno sfruttamento del lavoro che è indecente, insostenibile che è anche concorrenza sleale nei confronti delle aziende italiane. Una delocalizzazione a chilometro zero, ha concluso il consigliere. (s.bar)
 

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