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COMUNICATO STAMPA  n. 0799

 
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Riordino delle Province: il dibattito

Gli interventi di Pieroni (Pd), Sarti (Si), Meucci (Pd), Cantone (M5S), Niccolai (Pd), Salvini (LN), Anselmi (Pd), Fattori (Si), Baldi (Pd) e la replica dell’assessore Bugli. Dichiarazioni di voto di Sarti (Si) e Marras (Pd)

 

7 ottobre 2015

 

Firenze – “Il riordino delle province, di cui si sono occupati più governi, ha avuto una gestione faticosa ed ha lasciato aperti alcuni problemi, che oggi si scaricano sul livello regionale - ha rilevato Andrea Pieroni (Pd) in apertura del dibattito - Questi temi non possono essere affrontati come semplici adempimenti burocratici, ma sono una sfida ed un’opportunità, perché da questo passaggio nasce una nuova Regione”. Secondo Pieroni occorre semplificare i processi decisionali, garantire i presidi sul territorio, valorizzare le professionalità e le competenze presenti solo nelle province.
Secondo Paolo Sarti (Si) si parla di “nuova Regione”, ma manca un modello organizzativo, di cui si è parlato solo in riferimento al taglio del personale. “Le riforme non si fanno tagliando i dirigenti – ha affermato – ma riorganizzando i servizi. L’allarme che lancia la polizia provinciale davanti alle porte del Consiglio dovrebbe essere ascoltato”.
“L’attuazione della riforma in Toscana è più difficile che altrove – ha dichiarato Elisabetta Meucci (Pd) - perché le province non sono mai state enti inutili, ma hanno sempre svolto funzioni reali, a partire dalla metà degli anni Settanta”. A suo parere c’è bisogno di “consapevolezza e di una politica lungimirante”, per fare della Città metropolitana “il motore del sistema delle autonomie locali”.
“C’è una grande confusione, manca una programmazione – ha affermato Enrico Cantone (M5S) – Ancora non è stato deciso che fine farà la polizia provinciale. Sono risorse umane importanti per il controllo e la manutenzione del territorio”.
“Il superamento della dimensione provinciale è un passaggio istituzionale storico – ha osservato Marco Niccolai (Pd) – Abbiamo importato dalla Francia questo modello di articolazione dello Stato fin dall’Ottocento”. A suo parere, è merito della Toscana essere stata prima in Italia ad aver dato un quadro certo, non solo sul piano normativo, ma anche sul trasferimento del personale. Una cornice chiara, che permetterà di gestire al meglio questa fase di transizione.
“C’è un forte squilibrio tra la parte che produce ricchezza e la parte che questa ricchezza amministra – ha denunciato Roberto Salvini (LN) – Sono cinque gli enti che controllano il territorio, costano un sacco di soldi, ma il territorio non viene controllato. Cominciamo a far qualcosa e diamo più soldi alle famiglie”.
Secondo Gianni Anselmi (Pd) devono essere colte le opportunità che questo momento offre per semplificare le procedure e organizzare la Toscana non solo su area vasta ma anche su scala locale, su ambiti sufficientemente ampi. “I territori devono sentirsi ancora protagonisti in questa cornice istituzionale – ha affermato – I cittadini devono poter interpretare le linee di sviluppo locale e regionale. Fra i territori e i cittadini ci sono le professionalità, che non devono essere assolutamente disperse”.
“Piuttosto che di un processo riformatore, parlerei di un ‘pacchetto caos’, di cui dobbiamo ringraziare chi ci governa” ha detto Tommaso Fattori (Si), sottolineando che il caso della polizia provinciale è emblematico di questa situazione.
“Possiamo conquistare uno spazio di benessere con più facilità in un sistema che funziona” ha osservato Massimo Baldi (Pd), secondo il quale al centro del riordino c’è il principio di responsabilità, cioè potere compiere scelte anche quando l’ente sovraordinato latita, con risparmio di tempo e costi. In questo quadro assume particolare importanza, a suo giudizio, individuare ambiti territoriali omogenei, “non corrispondenti alle attuali province e nemmeno all’area metropolitana fiorentina”.
L’assessore Vittorio Bugli nella replica ha precisato di aver iniziato a lavorare alla “nuova Regione” più sobria ed efficiente fin dal suo insediamento, definendo nuovi ruoli e compiti. “Lo stesso criterio stiamo seguendo per il riordino delle funzioni provinciali – ha aggiunto – Il lavoro è stato fatto con le province e con le organizzazioni sindacali”. Bugli ha ricordato che l’indicazione alle province di mantenere al loro interno l’unitarietà del corpo di polizia nasce dall’esigenza di garantire, da un lato il controllo sulle strade provinciali, dall’altro lo svolgimento di tutte le altre funzioni.
E’ stato Paolo Sarti (Si) ad annunciare il voto favorevole del proprio gruppo.
“Il riordino delle province non può essere solo l’emergenza del trasferimento del personale” ha dichiarato il capogruppo Pd Leonardo Marras, riassumendo il senso della risoluzione presentata. “E’ un passaggio delicatissimo in molte realtà territoriali – ha aggiunto – deve diventare un passaggio strategico”. (dp)  
 
 
 
 

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