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Il villaggio minatori Santa Barbara

presentazione del libro di Alessandro Gambassi
martedì 3 ottobre 2017, ore 16.30
Sala Gonfalone, Palazzo del Pegaso

programma

comunicato stampa

Il libro intende riassumere la storia del villaggio minatori di santa Barbara, posto nel comune di Cavriglia poco prima di arrivare alla centrale Enel, lungo la provinciale che porta verso Castelnuovo dei Sabbioni.
Il villaggio fu concepito in modo molto lineare e schematico con una serie di caseggiati (blocchi) uguali e con strade che si incrociano perpendicolarmente formando isolati simmetrici. Le prime famiglie arrivarono nel 1939, quando ancora rimanevano da completare marciapiedi e strade (le strade furono asfaltate nel 1959). Rispetto al progetto originario il villaggio non fu mai ultimato per il sopraggiungere del conflitto mondiale.
C’era il lavoro, anche se era il duro e pericoloso lavoro di miniera, le famiglie, che in genere erano numerose, dopo aver vissuto in luoghi e ambienti fatiscenti, “si sentirono dei fortunati” come raccontano le testimonianze raccolte. L’affitto mensile era fissato a 15 lire a vano, una cifra modesta considerando che la paga giornaliera di un minatore era di 24. Le nuove famiglie provenivano dai dintorni, ma tante da altre regioni d’Italia. Pian piano nasceva la comunità di quelli della “Tinaia”, così chiamati riprendendo l’antico nome della località che ospitava una enorme cantina in cui i contadini portavano la loro uva e che si trovava dove poi fu costruita la chiesa.
La seconda parte del libro riporta le testimonianze di 37 donne e 41 uomini “del villaggio” che raccontano i durissimi anni della guerra, del dopoguerra e delle lotte dei minatori per salvare le miniere di lignite e il proprio lavoro. Segue un ricchissimo apparato fotografico che documenta la nascita e lo sviluppo del paese secondo varie tipologie di immagini: avvenimenti, bambini, feste, scuola e asilo, lavoro, sport, vita religiosa…

 
Alessandro Gambassi  nato a Santa Barbara, anche dopo il suo trasferimento nella vicina San Giovanni Valdarno è sempre rimasto legato al paese di origine dove ha svolto la professione di  tecnico nella vicina Centrale Enel.
Appassionato di storia di storia locale e del bacino minerario di Cavriglia, collabora a vari periodici  editi nel territorio.  Ha sceneggiato e diretto spettacoli teatrali e di strada, alcuni dei quali proprio nel cavrigliese, quali “Sui gradine delle logge” che racconta la vita quotidiana nel villaggio minatori, “La terra brucia” che narra  i giorni dell’eccidio nazifascista del 4 luglio 1944 a Meleto Valdarno“, “Noi siamo stati testimoni” sulle passione e morte di Gesù Cristo raccontate dai protagonisti.