Fai contare la Cultura
Toscana creativa 2030


Una regione come la Toscana, pioniera nelle politiche culturali nazionali, nei cui confini trovano sede prestigiosissime istituzioni e innumerevoli organizzazioni e associazioni che in questo campo toccano livelli di qualità di rilievo internazionale, storicamente luogo di origine e di diffusione dei più importanti movimenti culturali, dall’antichità ai tempi odierni, ha in questo settore una vocazione specifica cui può corrispondere un assetto produttivo importante. Si tratta di un patrimonio materiale e immateriale che dà vita a un ambiente creativo, nel quale si vive e si lavora meglio, e che costituisce la base, insieme alla natura e alla conformazione geografica, di un’attrattiva turistica con pochi rivali; ma soprattutto siamo dinanzi a un settore che dà lavoro a migliaia di persone e costituisce un generatore di identità e di ricchezza per il territorio regionale e per il suo sviluppo. Eppure, non sempre l’attività culturale è stata posta al centro della programmazione strategica dello sviluppo territoriale.

Esiste un tema che vede la cultura connessa strategicamente allo sviluppo territoriale e turistico: se è vero che al turismo mordi e fuggi si debba porre un freno, perché rivelatosi “parassitario” per le città e per il territorio regionale, è necessario promuovere un’offerta culturale dinamica e completa che attragga un turismo culturale multi-livello (da quello più popolare a quello di nicchia) e che sappia però valorizzare gli innumerevoli beni culturali declinando spazi e appuntamenti. Alcune parole d’ordine per allineare la Toscana al dinamismo del resto d’Europa potrebbero essere: mediazione culturale, interpretazione, sperimentazione e produzione.

Il sistema culturale toscano – così come quello nazionale –, già fortemente provato dalla natura non continuativa dei finanziamenti e dal procedere con progetti e bandi temporalmente definiti e raramente pluriennali, caratterizzato da inquadramenti professionali non appropriati o inesistenti, e da un forte precariato, ha subito un colpo durissimo durante la pandemia. Si è determinato, infatti, un blocco della fruizione culturale e un suo riversamento, quando possibile, sulle modalità on line, insieme a una completa trasformazione dell’offerta culturale: ciò ha comportato senz’altro una limitazione delle opportunità consuete ma anche l’apertura di spazi nuovi di azione ancora da esplorare, insieme alla scoperta di nuove forme di presentazione e di contatto con il pubblico. Privata dei suoi spazi canonici, la cultura e l’azione culturale si sono scoperte diffuse, ibride, e allo stesso tempo ineludibili: la mancanza della possibilità di fruizione collettiva (lo stop ai concerti, ai teatri, agli eventi artistici, perfino a quelli più piccoli, dalle presentazioni di libri alle conferenze) ha reso sofferenti molte persone, giovani e anziane, rivelando l’importanza della condivisione artistica e culturale: sono mancate le occasioni d’incontro, di distrazione, di comunicazione, di approfondimento, di intrattenimento, di riflessione, di ispirazione, di cura: tutte istanze fondamentali – oggi lo sappiamo – per il benessere e per quella che possiamo chiamare ecologia della persona o ecosistema personale; tutte prerogative, direzioni e tendenze presenti nelle economie emergenti più innovative, sostenibili e rivolte al futuro.

Oggi, una volta inquadrate le difficoltà e lo stato dell’arte del lavoro in questo settore, si presenta dunque urgente la necessità di comprendere e far comprendere quanto possa essere strategico l’investimento in cultura. Studi recenti ci dicono che dove si ha accesso a una maggiore offerta culturale la qualità della vita è migliore e perfino l’impatto sullo stato di salute dei cittadini ne risente positivamente; sappiamo e vorremmo misurare l’impatto della cultura sulla promozione di ambienti creativi che incentivano l’impresa innovativa, e, in ultima analisi, acquisire piena consapevolezza su quali siano i fattori di sviluppo del territorio interessati dagli investimenti culturali.

Abbiamo individuato per questo due linee di indagine che ci consentono di sintetizzare i molti argomenti: la riflessione sull’impresa culturale e sulla dimensione industriale della creatività, da un lato; e, dall’altro, il grande capitolo del welfare culturale, intendendo con questa formula difficilmente traducibile, le interazioni tra cultura e qualità della vita e le implicazioni delle attività culturali in termini di inclusione sociale e promozione di cittadinanza. La campagna di ascolto e le ricerche che proporremo nei prossimi mesi ci diranno se e quanto questi temi siano urgenti, mentre sappiamo già che soltanto se la priorità della cultura sarà avvertita con chiarezza dai nostri cittadini, essa troverà il posto che merita nell’agenda dei decisori politici.

A questi temi si aggiunge una riflessione necessaria sul lavoro in campo culturale che vogliamo promuovere insieme alle rappresentanze sindacali. Questi mesi hanno visto la novità della legge delega sullo spettacolo dal vivo, e quindi muoveremo da una riflessione sui progressi ottenuti e sulla strada ancora da fare. Approfondiremo poi con esperti il tema della formazione professionale in campo culturale: un settore multiforme, che conosce esperienze avanzate e strutturate (come la formazione in campo musicale) e altre lasciate a se stesse e governate dall’informalità. Un questionario proposto ai lavoratori ci consentirà, infine, di aprire una riflessione sul lavoro necessario all’infrastruttura culturale, sulle condizioni in cui viene svolto e sulle modalità in cui è organizzato.

Per questo e molto altro, la Giunta e il Consiglio Regionale con la Quinta Commissione e l’Assessorato alla Cultura – e con CGIL, CISL e UIL per quanto concerne la sezione dedicata al lavoro –, supportati da Fondazione Sistema Toscana e IRPET, propongono questo percorso di ascolto e riflessione collettiva animati dall’obiettivo di misurare e ‘far contare’ la cultura in Toscana. Ci sarà da imparare la complessità, da approfondire la conoscenza dei fenomeni, da stupirsi di fronte ai dati che incontreremo.

Fai contare la Cultura. Toscana creativa 2030 è un percorso promosso dalla Regione Toscana per fare un momento di verifica, insieme agli operatori e alle istituzioni del settore sulle condizioni in cui si realizza l’offerta culturale in Toscana oggi e sulle regole che disciplinano il lavoro, l’organizzazione e il finanziamento dei progetti culturali. È un percorso di elaborazione di stati generali e consisterà in una prima fase di raccolta di informazioni e dati on line, attraverso una piattaforma creata appositamente sul sito del Consiglio Regionale. Chiederemo agli operatori del mondo della cultura e ai lavoratori dipendenti dell’infrastruttura culturale la pazienza di contribuire rispondendo alle domande di due questionari. Questa fase ci impegnerà fino a settembre. Poi avremo un autunno di analisi dei dati e di lavoro, di studio e approfondimento, per avviare a dicembre 2022 o gennaio 2023 la fase delle audizioni e degli incontri utili a restituire e valutare insieme l’esito delle consultazioni e della ricerca che farà IRPET. Parallelamente, in autunno, ci occuperemo degli appuntamenti di riflessione sulla formazione professionale, e sulla legge sullo spettacolo dal vivo, nonché di una messa a punto e valutazione della legge toscana sull’art bonus con un convegno dedicato.

Abbiamo preso come riferimento temporale il futuro prossimo delle agende europee e mondiali: il 2030. Un tempo futuro che ci imponga una visione di prospettiva, ma sufficientemente vicino perché il percorso possa contribuire concretamente a configurare gli indirizzi per le politiche dei prossimi anni.

Gli aspetti di valore del percorso che presentiamo oggi sono rappresentati, oltre che dai temi e dagli obiettivi che esso si prefigge, da alcuni elementi esterni al processo di approfondimento, che potranno garantirne l’efficacia e la funzione di indirizzo delle politiche regionali: la coesione del gruppo proponente, in primo luogo, che vede riunite le due componenti regionali, Giunta e Consiglio, con la Quinta Commissione, supportati dalla Fondazione Sistema Toscana; Il contributo delle rappresentanze regionali dei lavoratori di CGIL CISL e UIL, per quanto riguarda il questionario sul lavoro e l’organizzazione degli appuntamenti dedicati alla formazione e alla nuova legge sullo spettacolo dal vivo; l’asse e la collaborazione con la Fondazione Toscana Spettacolo per portare avanti, insieme, il lavoro degli stati generali sullo spettacolo dal vivo conclusisi a marzo 2022; l’invito a partecipare rivolto a tutti gli operatori del mondo toscano della cultura.

Il nostro obiettivo è individuare gli interventi normativi necessari per adeguare le nostre leggi ai contesti nuovi che la contemporaneità ci propone, e valutare, dove ciò sia necessario, di prevedere nuove leggi, oppure se, sui temi che non dipendono dalle competenze regionali, sia opportuno rivolgersi con proposte di risoluzione ad altri livelli istituzionali. Abbiamo scelto di farlo con lo strumento degli stati generali perché siamo convinti che la realtà e la vita di questo complesso settore vivano dimensioni avanzate rispetto al quadro fissato nelle nostre leggi. Sicuramente avremo tralasciato cose importanti, speriamo non molte, o punti di vista che appariranno irrinunciabili: speriamo che questo sia un punto di partenza e siamo certi che non mancheranno le occasioni di miglioramento dei processi e di arricchimento delle prospettive.