COMUNICATO STAMPA n. 0168
Consiglio: Monaci, difendiamo assemblea dei toscani
L’intervento del presidente apre la seduta convocata d’urgenza: “Nessuno sfugge responsabilità o suggerimenti. Altro è l’attacco alla democrazia rappresentativa organizzata nelle istituzioni”
13 febbraio 2012
Firenze – Non un “maestro” né un “professore”, perché altre sono le attribuzioni di un presidente e tra queste, “essenziale” quella di tutelare i consiglieri nelle loro prerogative e difendere la dignità ed il ruolo dell’assemblea regionale toscana. Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale, apre la seduta d’urgenza sul ruolo dell’assemblea toscana ricordando a tutti funzioni costituzionali e statutarie dell’organo legislativo, di indirizzo e di controllo sull’attività del governo regionale, di rappresentanza della comunità toscana.
Ai consiglieri attribuisce il “pubblico riconoscimento” dell’impegno “per adempiere al mandato democraticamente ricevuto o acquisito in forza di Costituzione, Statuto e leggi”; a se stesso l’intendimento di non volersi comunque sostituire “al giudizio posto nelle competenze del cittadino e dei cittadini elettori”. Giudizio, anzi “esame”, che Monaci definisce “legittimo anzi opportuno”.
D’altra parte, torna a dire il presidente, “la democrazia è un regime politico esigente” che chiede “lealtà fino in fondo” e mal si attaglia “all'elegia di una verità che taluni, in forme diverse, intenderebbero impostare sul Consiglio regionale e sul governo della Regione”.
Gli eventi recenti invocano la “Politica, mai necessaria come oggi” afferma il presidente che, come già a Siena, in occasione della seduta solenne del Giorno della memoria, mette in guardia dall’attuale “svuotamento della democrazia e una riduzione del confronto” (politico). Bisogna ridisegnare il volto della nostra democrazia che ora è maggioritaria – ripete Monaci -, “in un contesto che non cancelli nessuna componente”, così come di ogni componente il Consiglio è chiamato a farsi garante e interprete secondo lo Statuto regionale. Un compito rispetto al quale, sia chiaro, si può fare di più e meglio, nella consapevolezza di “ritardi spesso determinati dal divenire di eventi non calendarizzabili”. Epperò, assicura Monaci, “nessuno 'fugge' per sfuggire responsabilità o suggerimenti”; “altro invece, è l'attacco alla democrazia rappresentativa organizzata nelle istituzioni”.
Le 55 persone che compongono il Consiglio regionale “garantiscono il rispetto alle istituzioni e a tutti i cittadini, secondo sensibilità, etica, norme e regole. Ma restano anch’essi cittadini nei ruoli che all’interno dell’ordinamento regionale svolgono”. “Il superamento di questo concetto, essenziale in una democrazia, rischia una involuzione verso movimenti di ispirazione autoritaria”.
Il presidente difende la democrazia istituzionale rappresentativa – ne abbiamo, dice, “passione” – della quale testimonia “l’insostituibilità, non la perfettibilità”, marcando la differenza rispetto a taluni secondo cui “un presidenzialismo centralizzato potrebbe essere demiurgico, e d’incanto risolvere tutti i problemi”. E non si tratta “dell’insano egoismo di difendere chi c'è: oltre la politica, ai cittadini non resta molto per contare qualcosa; chi rappresenterà gli interessi generali, i valori di parte o condivisi?”.
Monaci aggancia qui il tema di chi, avendo “consapevolezza, cultura etica, talvolta o sovente rischia di alimentare il miraggio della 'beatitudine'”, rendendo credibile che esso sia impedito “dalla incapacità degli eletti nelle istituzioni, perché non sanno ridurre costi, numeri, personale”. Noi, qui lo abbiamo fatto. Tutti d'accordo”, ribadisce il presidente, che chiama ai “fatti riscontrabili negli atti a disposizione di tutti, convinti che i primi a leggerli e commentarli fossero gli operatori della carta stampata e radio-tv”. “Se non è così – aggiunge - è un problema che ci angustia, perché per noi è impossibile dare anche solo un'occhiata in casa d'altri. Per convinto rispetto dei ruoli che dovrebbero determinare positivi equilibri nel rapporto istituzioni - democrazia - trasparenza - società civile. Siamo invece a interrogarci ‘quis custodiet custodes’, chi moralizza i moralizzatori?”. Il Consiglio toscano, ha lavorato “con convinzione perché la gratificazione maggiore non è moralizzare alcuno, ma camminare insieme alle attese della gente e dei cittadini”. (Cam)– segue
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