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COMUNICATO STAMPA  n. 385

 
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Asl 1: Ferri, un sistema in cui i controllori erano anche i controllati

Il presidente della Commissione di inchiesta illustra la relazione di minoranza, firmata anche da Giuseppe del Carlo (Udc)

 

12 aprile 2011

 

Firenze – All’Azienda sanitaria di Massa Carrara esisteva “un sistema di manomissioni delle scritture contabili e di occultamento dei disavanzi perpetratosi negli anni dal 1998 al 2009; a questo si deve l’accertamento del disavanzo complessivo nel bilancio 2009 pari a circa 224 milioni e.820 mila euro”. Così Jacopo Ferri, nella relazione di minoranza che conclude i lavori della Commissione di inchiesta sulla Asl 1 da lui presieduta, firmata anche da Giuseppe Del Carlo (Udc). Il consigliere replica anche alla relazione di maggioranza, illustrata precedentemente da Pieraldo Ciucchi (Gruppo Misto): “Non ha voluto andare oltre il livello di responsabilità di partenza, che era oggettivo; invece si sarebbe dovuti andare oltre”. “Avendo avuto più tempo si sarebbe potuto portare avanti un lavoro sempre più interessante ed utile a fare luce – aggiunge il presidente -; mi rammarico molto che si sia voluto accelerare troppo la fine di questa attività”. Ferri ha definito grave il rifiuto di Rossi “a dare il suo contributo e a fornire le sue risposte`. Il presidente introduce quindi la “valutazione negativa sul ruolo svolto negli anni da ciascun rappresentante della Ausl 1 che abbia avuto titolo e competenze nella gestione o nella verifica dell’andamento economico-finanziario dell’azienda”. E valuta negativamente anche “il ruolo svolto dagli uffici regionali competenti, sia per i propri doveri di controllo, approvazione e verifica, sia per la presenza presso l’azienda di consulenti molto vicini e molto utilizzati e ascoltati dall’assessorato alla salute: il professor Niccolò Persiani, Fabrizio Rossi, la società Title, la società di revisione Deloitte”. Ferri, in particolare, cita le note fornite dalla società di revisione Deloitte in riferimento alla posta di 60 milioni di euro (credito per anticipazione gestione a stralcio citato nella relazione dei sindaci revisori al bilancio 2009), e anche il “dedalo degli incarichi sui vari livelli – Regione, Estav, Ausl –a soggetti sempre protagonisti sulla scena delle procedure e delle verifiche dei bilanci delle Asl in generale e dell’Asl di Massa in specie”, spesso con compiti tali da farli apparire al tempo stesso “controllori e controllati”. Secondo il consigliere il ruolo di alcune figure di consulenti “ed in particolare quella del professor Persiani, incaricato dall’Azienda e dall’Estav richiamando sempre il suo specifico legame con gli uffici regionali, è stato svolto in naturale sintonia con i dirigenti aziendali e gli uffici regionali”. Per questo è doveroso “allargare la platea di coloro nei confronti dei quali si debbono verificare eventuali responsabilità per quanto accaduto, cosa che sino ad oggi non è stata, davvero inspiegabilmente, fatta dalla Regione e dall’Ausl 1, che anzi si sono avvalse, nella fase commissariale, della collaborazione di alcuni di loro”. Di più: alla luce di quanto emerso, la Commissione “ritiene che l’Assessorato regionale alla salute e il presidente Rossi non possano sottrarsi dall’assumersi responsabilità politiche in merito a una vicenda la cui gravità, per comportamenti perpetrati nel tempo e per dimensione dell’accaduto, non doveva né poteva sfuggire all’attenzione dei massimi responsabili della sanità di questa regione”. Le conclusioni formulate giungono al termine di un lavoro durato mesi, nei quali la commissione di inchiesta ha svolto molte audizioni e acquisito molti documenti di soggetti a vario titolo coinvolti nella gestione o nel controllo dell’Azienda sanitaria di Massa. A parte la possibilità di “indebite sottrazioni di denaro la cui responsabilità dovrà essere accertata nelle opportune sedi”, l’andamento di alcuni fattori di spesa è stato comunque influenzato da scelte gestionali che negli anni hanno “contribuito ad appesantire i costi aziendali”: costi strutturali (numero degli ospedali), l’inappropriatezza di certi servizi erogati (tasso di ospedalizzazione alto rispetto al resto della regione), spesa farmaceutica (troppo alta), spesa per il personale (dipendente e delle cooperative). Le relazioni tecniche da cui ha preso le mosse il lavoro della commissione hanno comunque certificato “numerose registrazioni contabili aventi l’effetto o di migliorare il risultato di esercizio o di sistemare i successivi effetti distorcenti causati da tali scritture”. E ciò, scrive Ferri, “ a partire dal 1998 (storno di costi di esercizio con riduzione dei debiti verso fornitori o riduzione degli ammortamenti rilevati) per un allargarsi delle scritture anomale, negli esercizi successivi, a crediti inesistenti e relativi ricavi, fino alla impropria capitalizzazione di costi di esercizio. Il tutto – prosegue la relazione – con l’evidente obiettivo di nascondere o i reali risultati economici o l’effettiva situazione creditizia e debitoria dell’Azienda”. Ma nella relazione Ferri denuncia anche “la sottostima costante del finanziamento erogato dalla Regione all’Ausl 1”, contrastante con le indicazioni sulla ripartizione del fondo regionale contenute nella legge 40/2005, che prevede una distribuzione delle risorse tra le aziende “secondo un criterio di equità rispetto alla popolazione residente opportunamente ponderata in ragione del bisogno rilevato”. Una sottostima che incide in una realtà difficile, quale quella in cui opera l’azienda di Massa, che conta cinque stabilimenti ospedalieri ed è collocata al confine tra due regioni. “La ripartizione delle quote del fondo tra le varie aziende toscane non è stata sempre rispettosa delle caratteristiche oggettive di ciascuna area”, dichiara Ferri, `spesso si è dato più del dovuto, spesso meno del dovuto, senza che sia chiaro il perché. Anche su questo bisognerà approfondire l`analisi e fare chiarezza`. (Cam)

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