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COMUNICATO STAMPA  n. 176

 
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Carcere e giustiza: Corleone, situazione intollerabile non possiamo essere conniventi

Aperta oggi la due giorni dedicata ad Alessandro Margara. Il garante dei detenuti della Toscana: “Viviamo un momento di rottura costituzionale, necessarie risposte all’altezza”

 

di Ufficio stampa, 8 febbraio 2019

 

Carcere e giustizia: per migliorare la condizione dei detenuti e la vita all’interno delle carceri sarà indispensabile recuperare il pensiero di Alessandro Margara, il “giudice della riabilitazione”, occorrerà “ripartire dalla Costituzione”. Ha preso il via questo pomeriggio, venerdì 8 febbraio, la due giorni dedicata alla figura di Alessandro Margara, il magistrato ispiratore della riforma penitenziaria, “che fu sempre in prima linea per i diritti delle persone private della propria libertà”. Due giornate volute dal garante dei detenuti. L’incontro di questo pomeriggio ha registrato una insolita partecipazione di pubblico: affollata la sala delle Feste, con giovani seduti ai piedi delle pareti, riempita anche la adiacente sala delle Collezioni, dov’è stato possibile seguire gli interventi su un maxischermo, il collegamento audio video è stato attivato anche nella sala Gigli del palazzo del Pegaso, anch'essa riempita.
  
“Viviamo un momento di rottura costituzionale”, di fronte al quale “non ci sarebbe perdonata connivenza o passività”, dice Corleone nel suo intervento. Il sovraffollamento delle carceri “come situazione strutturale”, la dilagante “retorica del popolo, il quale secondo la Costituzione può esercitare la propria sovranità entro forme e limiti previsti, altrimenti si fa un abuso e nel nome del popolo si possono compiere tanti delitti”. È arrivato il tempo di contrapporsi a queste tendenze, prosegue Corleone, al “pericolo di utilizzare il diritto penale come strumento per colpire i nemici sociali. I principi del garantismo liberale – aggiunge – sono messi profondamente in discussione. Quando un ministro dichiara che una persona ‘dovrà marcire in carcere’, siamo di fronte a una violazione della Costituzione, all’articolo 27”.
 
Corleone ricorda l’impegno di Margara, “massimo teorico della critica al proibizionismo sulle droghe” e richiama la sua “linea di intransigenza, che oggi dobbiamo riuscire a tradurre in atti”, in un momento nel quale “dobbiamo constatare il fallimento dell’ipotesi riformista sulle carceri. Dobbiamo trovare i punti per denunciare l’intollerabilità della situazione”. Il carcere non deve diventare “una discarica sociale. Non mi sentirò tranquillo – chiude Corleone – se alla fine del mio percorso come garante dei detenuti, per il quale fortemente si adoperò Margara, che l’aveva ricoperto prima di me, non si potrà consegnare una condizione di vita e di dignità delle persone in carcere che sia adeguata alle parole di Sandro Margara”.
 
Nel pomeriggio di oggi sono stati anche illustrati i lavori dei laboratori tematicisu “Città e sicurezza”, “OPG e Rems”,“41bis e ergastolo”,Droghe e carcere”, “Gli spazi della pena”, “Donne e carcere”, “Alternative al carcere, giustizia di comunità e giustizia minorile” e “Immigrazione e sicurezza”. In apertura sono intervenuti Antonietta Fiorillo e Beniamino Deidda.

I lavori riprenderanno per tutta la giornata di domani, al Cenacolo di S. Apollonia (via San Gallo, 25), con le relazioni “Meno stato e più galera”di Luigi Ferrajoli; “Moralità e diritto”di Tamar Pitch; “Il carcere dopo Cristo” di Stefano Anastasia. Alle 15.30 avrà luogo la tavola rotonda sul tema “La giustizia nella crisi della democrazia: un manifesto per ripartire dalla Costituzione”, coordinata da Laura Zanacchi. Partecipano Marcello Bortolato, Giandomenico Caiazza, Giuseppe Cascini, Giovanni Fiandaca, Patrizio Gonnella, Mauro Palma.
  
Il prologo del convegno, si è tenuto questa mattina, nella sala delle Collezioni di palazzo Bastogi, con la presentazione del progetto di empowerment women in transition-wit  “Donne in carcere”, promosso dalla Società della Ragione, con il sostegno del progetto otto per mille della chiesa evangelica valdese, che ha coinvolto le donne detenute e gli operatori di Sollicciano e del Don Bosco di Pisa. Il progetto WIT si colloca in continuità con una ricerca fra le donne detenute condotta nel 2013. Quella ricerca si concentrava sulla differenza femminile, come osservatorio per leggere la realtà del carcere e proporre azioni di trasformazione (valide per donne e per uomini). Il progetto attuale è stato accolto positivamente dalle detenute, tanto da far ritenere che sia utile ripetere questa esperienza in altri penitenziari.

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