COMUNICATO STAMPA n. 1088
Donne e salute: le risposte della Toscana
Incontro-dialogo a Palazzo Bastogi per illustrare modalità di accesso e diritti garantiti a tutti gli immigrati. Daniela Lastri: “la nostra regione, terra di civiltà e di diritti, deve continuare ad essere di esempio”
26 ottobre 2013
Firenze – “Nuovo appuntamento del progetto del Consiglio Regionale ‘Incrociamo lo sguardo delle donne Africane’, guardando in particolare al tema della salute, ‘un valore e un diritto da difendere’, come recita il titolo dell’incontro-dialogo di oggi, per illustrare i servizi materno-infantili presenti sul territorio e far conoscere le modalità di accesso e i diritti garantiti a tutti gli immigrati”. Con queste parole Daniela Lastri, consigliera segretaria dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea toscana, ha aperto il convegno in sala delle Feste di Palazzo Bastogi.
Duplice l’ottica dell’incontro: da una parte fare buona e corretta informazione, dall’altra riaffermare con decisione il quadro politico entro cui questi servizi si devono svolgere, partendo da uno dei concetti più innovativi, quello di “salute globale”, sempre più al centro dell’interesse e dell’impegno da parte delle istituzioni.
“In tale contesto è fondamentale passare da un approccio tipicamente verticale che vede la salute promossa, gestita e valutata da Enti e operatori strettamente legati al mondo della sanità, ad un approccio orizzontale – ha spiegato Lastri - dove qualunque tipo di politica si interroghi sul possibile effetto delle proprie decisioni/indirizzi sulla salute delle popolazioni”.
Quali i dati della Toscana?
“La nostra regione conta una presenza significativa di migranti che incidono sulla popolazione locale per il 10 per cento (con punte di oltre il 13 nella provincia di Prato e oltre l’11 nelle province di Firenze, Siena ed Arezzo), a fronte di un dato nazionale che si attesta intorno al 7,5 per cento. Tutti gli indicatori sanitari ci spingono verso interventi mirati e coordinati per garantire equità e appropriatezza nell’offerta sanitaria, principalmente attraverso la formazione all’intercultura degli operatori sanitarima anche attraverso l’attività informativa rivolta agli utenti straneri”.
La stessa proposta di Piano socio sanitario, ancora in discussione, ha ricordato la consigliera, all’interno della parte sul Percorso materno infantile, fa esplicito riferimento alla sfida che tutti gli operatori si trovano davanti oggi: “cioè uno scenario in cui sono progressivamente cambiate le caratteristiche delle madri (sono sempre più numerosi i parti di donne con più di 40anni e di donne, appunto, extracomunitarie) e di contesti sociali sempre meno protettivi nei confronti del nuovo nato, con nuclei piccoli e non duraturi nel tempo.
“La nostra Regione è dotata di una legge all’avanguardia, con buone pratiche ed esperienze pilota importanti – ha sottolineato Lastri – il cui denominatore comune è quello di creare modelli organizzativi fondati su principi come l’umanizzazione delle cure, la qualità degli spazi, le capacità di accoglienza, l’apertura e l’ascolto verso altre culture”.
“Quello che ora serve è che la politica faccia un ulteriore salto in avanti, allunghi il proprio orizzonte – ha concluso la consigliera - la Toscana, terra di civiltà e di diritti, deve continuare ad essere di esempio” .
Ai saluti di Daniela Lastri, che ha anche coordinato l’incontro, sono seguiti gli interventi, che hanno prima focalizzato l’attenzione sulla rete istituzionale, con Maria José Caldés e Luisa Marconi, del Centro di salute globale, Aou Meyer; poi su alcune esperienze del territorio, con Laureta Cuku Hodaj, mediatrice; Donatella Romagna e Daria Furia, del Consultorio Asl 1, Massa e Carrara.
La giornata di riflessione sull’accesso alle cure in Toscana per le donne migranti si è chiusa con alcuni brani dello spettacolo “Mangiare, bere, dormire. Storie di badanti e badati”, di Daniela Morozzi e Leonardo Brizzi. “Il terreno dell’accoglienza e dell’inclusione si gioca proprio qui, tra queste donne e i nostri nonni, le nostre nonne, madri e padri; i nostri amori più profondi – ha affermato Morozzi – Con questi brani ho cercato di raccontare vite che non iniziano nel momento in cui intrecciano i loro bisogni; sono vite che hanno storie importanti, storie che se conosciute e ascoltate assottigliano la distanza creata dall’ignoranza di chi non sa e non è curioso di sapere”. (ps)
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