COMUNICATO STAMPA n. 0815
Scuola infanzia: analisi e numeri nelle relazioni di Villa e Lastri
Con gli approfondimenti dei due consiglieri si chiude la prima fase dell’indagine conoscitiva della commissione Cultura. Il vicepresidente Villa (Pdl): “Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna hanno l’offerta più ampia”. Lastri (Pd): “Incrementare sviluppo servizi nella fascia 0-3 anni o ricadute su intero sistema”
25 luglio 2013
Firenze –E’ una Toscana comunque di eccellenza quella che emerge dagli approfondimenti condotti da Tommaso Villa (Pdl, vicepresidente della commissione Cultura) e Daniela Lastri (Pd), impegnati nella ricerca di dati e analisi per l’indagine sulla scuola dell’infanzia 0-6 anni. Eppure anche nella nostra regione si scontano le dinamiche nazionali di contrazione di risorse che, in presenza di un andamento di crisi generale che mette in sofferenza le famiglie, accomunano un settore dove le politiche si diversificano anche molto tra una regione e l’altra, come sviscerato nella comparazione condotta da Villa. Un andamento confermato da numeri e percentuali, nazionali e toscane, forniti da Lastri, che nel frattempo ha avviato il lavoro con l’Istituto degli Innocenti di Firenze.
La comparazione di Villa, normativa innanzitutto, è stata fatta con Piemonte, Puglia, Emilia Romagna, perché vicine come popolazione; Calabria (più popolosa) e Lombardia (più grande).
Come spiegato dal vicepresidente, Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna mostrano l’offerta di sevizi più ampia: partendo dagli asili nido arriva ai centri di gioco, nidi aziendali, fino a quelli familiari. “La regione che più coinvolge le famiglie nella definizione degli indirizzi pedagogici è la Lombardia, che tra le sue peculiarità annovera il coinvolgimento diretto dell’assemblea dei genitori, con i quali devono essere discussi gli indirizzi pedagogici” ha spiegato il consigliere. L’Emilia Romagna offre un quadro normativo “recente e articolato”, ha aggiunto Villa e “demanda al consiglio regionale la definizione dei requisiti strutturali, dei criteri e delle modalità per il funzionamento dei servizi”. La legge regionale, in questo caso, detta criteri generali per i servizi offerti - definizione di enti gestori, funzione di Regione, Province, Comuni e Ausl – e sceglie il raccordo tra servizi educativi prima infanzia e scuola dell’infanzia.
L’indagine di Lastri ha mosso i passi da una lettura delle dinamiche nazionali, con riferimento all’intero sistema dei servizi per la prima infanzia. Ecco così le percentuali di crescita consistente dei servizi 0-3 anni, centralità del nido come tipologia di servizio sul quale si concentra l’interesse delle famiglie, aumento anche delle percentuali dei cosiddetti servizi integrativi (spazi gioco, centri gioco). Aumentano anche i servizi privati e si conferma una distribuzione territoriale molto diversificata tra Centro-Nord, Sud e Isole, anche per quanto riguarda la formazione di costi e delle rette. Da qui la prima osservazione della consigliera: “C’è bisogno di potenziare la rete dei servizi educativi della prima infanzia, o-3 anni, e per questo bisognerebbe attivare un piano straordinario nazionale”. Il rischio, altrimenti, è quello di procedere “in modo discontinuo e con uno sviluppo che potrebbe bloccarsi” per mancanza di risorse.
Per quanto riguarda la Toscana, abbiamo superato il 31 per cento dei bambini accolti (eccellenza a livello nazionale rispetto agli indicatori di Lisbona). Tasso di accoglienza nei servizi educativi maggiore di quello nazionale, centralità del nido, anche da noi, tra le scelte delle famiglie e accertata difficoltà da parte degli enti locali a mantenere e sviluppare il servizio: “La parte pubblica del sistema sembra esposta ad un processo di defaillance” come effetto della mancanza di risorse, ribadisce Latri. Una dinamica confermata da numeri che mostrano un’impennata delle strutture a servizio privato (da 235 a 538 in Toscana) rispetto a quelle a diretta gestione pubblica (da 508 a 499), secondo dati riferiti al 2010-2011. Un punto sul quale Lastri ha insistito: “Il problema che dobbiamo porre alla Regione è quello di intervenire per un incremento e uno sviluppo dei servizi nella fascia 0-3 anni, altrimenti si ha una ricaduta anche sul resto del sistema”. (Cam)
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