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COMUNICATO STAMPA  n. 0861

 
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Mps: Bivona, 'E' l'affaire Dreyfus dei nostri giorni'

L'esperto di finanza internazionale è stato ascoltato dalla commissione d'inchiesta presieduta da Giannarelli: "Tutti sapevano, anche la politica locale, ma nessuno ha fatto nulla"

 

26 maggio 2016

 

Firenze – “Le responsabilità della nuova gestione del Monte dei Paschi non sono inferiori a quelle della gestione precedente. La banca contabilizzava miliardi e miliardi di derivati come titoli di stato. Si è continuato a falsificare i bilanci dal 2012 fino al 16 dicembre 2015, data nella quale, dopo l’intervento provvidenziale della Procura di Milano, l’istituto di credito ammette il falso”.
E’ quanto è emerso questa mattina nella commissione d’inchiesta su Mps, presieduta da Giacomo Giannarelli, che ha ascoltato Giuseppe Bivona, ex banchiere della City londinese con una lunga carriera in Morgan Stanley, Lehman Brothers e Goldman Sachs e ora in una società di consulenza finanziaria che opera con grandi fondi internazionali ed investitori istituzionali.
L’esperto di finanza internazionale ha trasmesso alla commissione un’ampia documentazione a sostegno delle sue argomentazioni, dalla quale risulta che la banca ha fatto gli aumenti di capitale di 5 miliardi nel 2014 e di 3 miliardi nel 2015 proprio sulla base di tali bilanci non veritieri. Non solo, le false dichiarazioni, date al Governo ed al Parlamento, hanno permesso il ricorso agli aiuti di Stato, e le successive operazioni a danno dei soci.
Gli ispettori di Banca d’Italia, già il 17 aprile 2012, avevano segnalato la presenza di derivati. “Questa vicenda è l’equivalente dell’Affaire Dreyfusnell’Ottocento in Francia: è affare di Stato – ha affermato Bivona – Ho informato due Presidenti della Repubblica, tre Primi ministri, tre Ministri del Tesoro, due presidenti di Camera e Senato, un numero infinito di sottosegretari, parlamentari, dirigenti ministeriali. Ed anche la politica locale: sindaco di Siena, presidente della Provincia, della Regione e del Consiglio regionale. Nessuno ha fatto nulla”.
Bivona ha quindi puntato il dito sugli organi di controllo. «La Consob quando ha approvato l’aumento di capitale ha scritto nel prospetto un avviso – ha rilevato -: sono in corso approfondimenti sull’operazione su Nomura e Deutsche Bank e se queste risultassero derivati, la situazione economica della banca sarebbe diversa da quella rappresentata. Insomma è stato approvato un prospetto condizionato a una verifica, è il colmo”.
L’esperto ha, infine, rilevato che nell’ultima assemblea dell’aprile scorso sia la Fondazione sia il rappresentante del Tesoro, azionista al 4%, votano contro la richiesta di promuovere azione di responsabilità verso gli amministratori, votando invece a favore della relazione di remunerazione degli stessi. “L’amministratore delegato ha guadagnato dal 2012 circa due milioni l’anno – ha sottolineato Bivona - Un milione di euro per ogni miliardo di aumento di capitale da lui deciso ed andato in fumo. C’è stata una distruzione di valore incredibile. Sono stati bruciati otto miliardi degli aumenti di capitale, si sono determinati dieci miliardi di danni patrimoniali ed il valore della banca è sceso di nove miliardi”. 
“E’ stata la Procura di Milano a fare ciò che non hanno fatto le autorità di vigilanza, Banca d’italia e Consob, che pure erano perfettamente a conoscenza della situazione – ha commentato il presidente della commissione Giannarelli – Si pone un problema di credibilità del nostro sistema del credito, che rischia di allontare ancora di più dal nostro paese gli investitori esteri”.
La commissione ha ascoltato anche Roberto Boccanera, che è stato responsabile della filiale londinese di Mps, che ha chiarito alcuni aspetti legati all’operazione Alexandria. (dp)

Responsabilità di contenuti, immagini e aggiornamenti a cura dell'Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana