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COMUNICATO STAMPA  n. 0140

 
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Giorno del Ricordo: Monaci, atto di giustizia per vittime

Il presidente del Consiglio apre con il suo intervento la seduta solenne per la celebrazione

 

11 febbraio 2014

 

 

Firenze – Il ricordo delle vittime e di una delle pagine più drammatiche della nostra storia, rappresenta in primis “un atto di giustizia”. E il Giorno del Ricordo deve essere “lo strumento da cui partire per costruire una memoria condivisa. Una memoria, rivolta in particolare ai giovani, fondamento di un sentimento e di un futuro di pace”. Lo afferma il presidente del Consiglio, Alberto Monaci, in apertura della seduta solenne per la celebrazione del Giorno del Ricordo, oggi in Palazzo Panciatichi. Nelle parole del presidente anche la condanna “senza mezzi termini” di certi interventi “dichiaratamente strumentali, provocatori e oltraggiosi letti sui giornali in questi giorni”.

Monaci argomenta “questa barbarie nascosta” per decenni: l’agenzia di stampa “Astro 9 colonne”, nel fare un conteggio dei lanci di agenzia pubblicati dal dopoguerra ad oggi sul tema delle foibe, “ha scoperto che fino al 1990 erano stati poco più di 30. Negli anni recenti ogni anno ce ne sono stati addirittura più di 200”.  La congiura del silenzio, cioè, vi fu e fu “più amara e demoralizzante dell’oblio”. Anche se la ricerca dei motivi del silenzio va lasciata agli storici, “la situazione era difficile e sicuramente la Jugoslavia di Tito era una realtà strategica, che faceva da cuscinetto tra Occidente ed Urss”.

Tuttavia durante le trattative per arrivare ad una risoluzione della questione italo - jugoslava attorno ai territori triestini e istriani “vi furono dubbi e preoccupazioni anche di fronte alle mosse anglo – americane, temendo che l'Italia si sarebbe trovata un'altra volta sconfitta”. “Per contro – aggiunge Monaci - non sfuggivano alle cronache le drammatiche vicende degli eccidi nelle foibe istriane”. Così ad esempio “Guareschi trascriveva quanto leggeva dai bollettini e dai quotidiani inviatigli dai lettori di Candido, settimanale umoristico che contava firme di primo piano come Mosca, Montanelli o Leo Longanesi”.

L'odio e la pulizia etnica sono stati “l'abominevole corollario dell'Europa tragica del Novecento, squassata da una lotta senza quartiere fra nazionalismi esasperati”. Ma la memoria, continua il presidente,  “ci aiuta a guardare al passato con interezza di sentimenti, a riconoscerci nella nostra identità di Italiani”; in questo esercizio si ritrova la visione europea, fondata sul rispetto delle diversità, sullo spirito di convivenza e reciproco scambio tra etnie, culture e lingue diverse. La visione, cioè, che “ci permette di superare ogni tentazione di derive nazionalistiche “. E’ in Europa che dobbiamo trovare “nuovi stimoli”, facendo leva “anche sulle minoranze che risiedono all'interno dei nostri Paesi e che costituiscono nello stesso tempo una ricchezza da tutelare, un'opportunità da cogliere”.

Questa prospettiva di futuro, conclude il presidente, è ciò che dobbiamo “tanto alle generazioni che hanno sofferto nel passato quanto alle nuove”, alle quali dobbiamo prospettare “società più giuste e più solidali, capaci di autentica coesione perché nutrite di senso della storia, ricche di un nuovo impegno di reciproco riconoscimento”. (Cam)

 

 

 

 

 

 

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