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COMUNICATO STAMPA  n. 0698

 
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Aeroporto e Parco: integrazione al Pit, sentiti istituti ambientali

In commissione congiunta Trasporti e Territorio sono stati ascoltati i rappresentanti del Consorzio di bonifica dell’area fiorentina, di Arpat, della direzione politiche ambientali della Giunta regionale e di Ispo Università di Firenze

 

2 luglio 2013

 

 
Firenze – Fattibilità idraulica, inquinamento acustico e atmosferico, rischi per la salute dei cittadini in merito alla proposta di integrazione al Pit per la definizione del Parco agricolo della Pianae per la qualificazione dell’aeroporto di Firenze.
Per fare chiarezza su questi aspetti, sono stati ascoltati dalle commissioni Trasporti, presieduta da Fabrizio Mattei (Pd), e Ambiente e territorio riunite in seduta congiunta, presieduta da Gianfranco Venturi (Pd), i rappresentanti del Consorzio di bonifica dell’area fiorentina, di Arpat, della direzione politiche ambientali della Giunta regionale e di Ispo Università di Firenze.
Marco Bottino, presidente del consorzio di bonifica dell’area fiorentina ha ricordato uno studio già noto, relativo alle interferenze tra opere pubbliche di bonifica e pista aeroportuale. Bottino ha parlato delle modifiche da apportare al reticolo idraulico come l’eliminazione del Canale Dogaia, la regimazione del fosso Giunchi, lo spostamento del Fosso Reale, la destinazione del relitto d’alveo del Fosso Reale come cassa di laminazione per la sicurezza del polo universitario. “Tra le interferenze con la viabilità – ha detto – si impatta su via dell’Osmannoro e lo svincolo A11”. Il presidente ha specificato la necessità “di realizzare prima tutte le modifiche alle infrastrutture interferenti con i nuovi tracciati del reticolo idraulico”, delle quali – ha aggiunto – “ad oggi non è dato conoscere fattibilità e costi di realizzazione, poi realizzare il nuovo reticolo idraulico e infine, eseguire i lavori per la realizzazione della nuova pista”.
Parlando di cifre, Bottino ha concluso: “I costi di massima stimati variano da 18 a 51 milioni di euro e questa variabilità dipende dal costo delle superfici da espropriare stimate in circa 25 ettari, se considerate aree agricole o edificabili”.
Il presidente Venturi ha chiarito “il progetto che abbiamo nel Pit è quello realizzato dal consorzio di bonifica e la disciplina del masterplan individua l’adeguamento del reticolo idraulico e i costi a carico del proponente. Il progetto – ha concluso – è fattibile”.
Il direttore tecnico dell’Arpat Andrea Poggi ha parlato, invece, dei parametri da tenere in considerazione per la misura del livello di valutazione aeroportuale (Lva): l’intensità dei picchi, il numero dei sorvoli e l’orario di accadimento. “La soglia di incompatibilità con la residenza – ha detto – è di 65 decibel”. “Con la pista attuale e 35mila movimenti annui con classe Lva tra 50-70 si registrano 11mila persone disturbate; con la pista parallela convergente e 45 mila movimenti annui se ne registreranno 6mila 740”.
Su questo punto il presidente Mattei ha precisato: “Per quantificare il numero delle persone esposte al livello massimo di rumore e evidenziare le curve isofone, sarebbe necessario fare uno studio puntuale, sapendo però quali saranno i vettori, le rotte, i tracciati”. “Inoltre – domanda Mattei – le opere di mitigazione ambientale sono ritenute necessarie e propedeutiche per la nuova pista?”. Da Arpat rispondono che bisogna distinguere tra misure  di mitigazione a carico del proponente per limitare l’inquinamento e interventi aggiuntivi per migliorare la vivibilità dell’area.
Arrivano dalla Giunta risposte alle richieste di chiarimento avanzate dalla capogruppo di FdS-Verdi Monica Sgherri sullo stato di avanzamento delle azioni di mitigazione previste. Tra gli interventi realizzati: per la mobilità, incentivi per il rinnovo del parco veicolare, tassazione ambientale; per il riscaldamento, incentivi per la sostituzione delle caldaie; per le attività produttive, il miglioramento delle prestazioni ambientali delle centrali geotermoelettriche. Tra gli interventi da fare si è ricordato la nuova tramvia, l’installazione di pompe di calore in sostituzione di caldaie a gasolio e metano, il recupero di energia dal termovalorizzatore di Case Passerini.
Michela Baccini dell’Ispo (Istituto per la prevenzione oncologica) ha parlato delle patologie interessate al fenomeno aria-ambiente nel territorio fiorentino, come le malattie cardiovascolari, respiratorie e tumorali, e della necessità di misure di contenimento perché il numero di decessi attribuibili e di malati non è trascurabile”. (bb) 

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