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COMUNICATO STAMPA  n. 1024

 
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Regione: modifica Statuto, Aula approva un sottosegretario e sette membri ufficio di presidenza del Consiglio (2)

Gli interventi di Marco Stella (Forza Italia), Cristina Giachi (Pd), Giacomo Bugliani (Pd), Elisa Montemagni (Lega) e Francesco Torselli (Fratelli d’Italia). Il voto sugli emendamenti

 

di Sandro Bartoli e Paola Scuffi, 12 ottobre 2021

 

Nel corso del dibattito, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, ha fornito alcuni chiarimenti in relazione alle affermazioni del capogruppo di Italia viva, Stefano Scaramelli. “Il regolamento è chiaro, dice che un capogruppo o un proponente, se sono passati novanta giorni, più eventualmente un altro mese, possono presentare la proposta di legge e questa deve essere portata in Aula. Non sono previsti passaggi in Ufficio di presidenza, non ci sono scelte da compiere. La richiesta del collega Stella è di due mesi fa, è stato richiesto di non portarla subito in Aula e spostarla più avanti nel tempo, e più volte, perché c’erano temi più importanti da trattare.  In ultimo – spiega ancora il presidente dell’Assemblea – ho fatto una scelta di tutela dei colleghi consiglieri: non è previsto dal regolamento, ma ho chiesto agli uffici un parere di legittimità per consentire a tutti di esprimere liberamente la propria valutazione politica corredata dagli atti tecnici. Ho ricevuto il parere pochi minuti fa ed è in distribuzione ai consiglieri. Credo che l’iter sia corretto e vi chiedo di riconoscerlo. Poi c’è il Collegio di garanzia che valuterà se i percorsi sono corretti oppure no”.
 
Dopo aver ringraziato tutti l capogruppo a partire da quello del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli, “che in tutti questi mesi hanno lavorato insieme alla ricerca di una proposta che ottenesse la più grande condivisione”, Marco Stella (Forza Italia) entra nel merito del confronto: “Spesso ciò che conviene fa dimenticare ciò che è giusto – attacca –. Credo che qualcuno in quest’Aula l’abbia dimenticato. Ho chiesto l’iscrizione di questa proposta di legge, perché non reputo giusto che un presidente di commissione possa bloccare i lavori di quest’Aula”. Il bersaglio polemico è il presidente della prima commissione, Giacomo Bugliani (Pd). “Credo che abbia sbagliato – dice rivolto a Bugliani –, perché non ci ha dato la possibilità di esprimerci. Un presidente di commissione non può scegliere sulla base della propria discrezionalità e in base al proprio collegio di riferimento. Il tema vero di oggi – prosegue Stella – è Bugliani e la sua conduzione della commissione: per questo scriverò all’Ufficio di presidenza. Qui nessuno può portar via il pallone, si gioca con le regole della democrazia”. La proposta che va ora all’esame del Consiglio regionale, precisa Stella, “è ben diversa da quella originaria, abbiamo cercato di migliorarla: è a costo zero. Eravamo e restiamo contrari rispetto al nono assessore, pensiamo che un sottosegretario interno alla presidenza della Regione e un allargamento dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale possa offrire un modello organizzativo più funzionale. Non c’è un euro in più dei cittadini speso per la politica”.
 
“Dibattito salutare, confronto necessario”, dichiara la consigliera Cristina Giachi (Pd). “Molte delle cose che ho sentito hanno senso, ma le conseguenze che se ne traggono non sono condivisibili. Qui si tratta delle regole di questa Assemblea. Queste consentono a un presidente di commissione di non procedere con un atto sul quale non pensa di poter apporre il suo convincimento. Consentono a un capogruppo di portare alla discussione dell’Aula un atto che fosse rimasto accantonato”. La materia politica è “incandescente”, sostiene la presidente della commissione Cultura, ma non deve portare a “confondere l’asprezza delle posizioni con la legittimità degli atti. Ci troviamo in una assemblea legislativa, l’iter particolare non significa che siamo in presenza di una anomalia. Le forze politiche hanno lavorato e oggi siamo qui a discutere: è così che le cose devono andare. Proporremo emendamenti, facciamo il lavoro che siamo chiamati a svolgere alla ricerca della migliore soluzione”.
 
Il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd) sceglie di “non intervenire per fatto personale, pur avendone gli argomenti. Ho l’intelligenza di capire che solo attraverso la delegittimazione di un presidente di commissione, l’avocazione all’aula di questa proposta di legge statutaria può acquisire legittimazione, postuma”. Il presidente si dice “deluso da alcune parole” sentite in Aula, “aspetti personali molto pesanti e inaccettabili”. Spiega la sua condotta su questo specifico atto: “Questa proposta di legge statutaria nasce da una vicenda storica ben determinata, che solo accidentalmente mi ha visto sfortunato protagonista. Aveva una sua ragion d’essere nel novembre 2020, quando è stata votata in una seduta di Giunta alla quale ho partecipato nella fantomatica veste di consigliere delegato. Figura non prevista dall’ordinamento regionale, tant’è che quando ho avuto la conferma dell’inesistenza giuridica del ruolo che a mia insaputa mi fu assegnato in quest’aula, smisi di partecipare alle sedute di Giunta”.
 
“I membri della prima commissione – dice ancora Bugliani – sanno bene che questa proposta di legge è arrivata più volte in commissione ed è stata finanche illustrata. Tutte le volte è saltata, finché non sono passati i tre mesi, o meglio, finché al sottoscritto non è stato evidente che non c’erano le condizioni politiche per portare avanti quel testo. Dopo tre mesi la legge non è più nelle esclusive mani del presidente della commissione. Finché è stata nelle mie esclusive mani, non c’erano neanche lontanamente le condizioni politiche perché si portasse avanti questo procedimento legislativo”. Non c’erano nemmeno dopo, assicura Bugliani, “come sa il presidente del Consiglio regionale, con il quale mi sono confrontato più volte: questa proposta di legge avrebbe dovuto essere considerata morta, il suo percorso era finito”.

“Alla vigilia dell’avocazione all’Aula di questa proposta di legge – afferma Bugliani – mi è stato detto che o questa legge veniva destrutturata, cambiata nel giro di pochi giorni, altrimenti sarebbe stata discussa in Aula. Questa è la verità. Ho capito che non intendevo mettere la faccia dal punto di vista politico su un’operazione che non era più nelle mani esclusive del presidente di commissione”. Si tratta di “un’espressione di libertà personale”.
 
Bugliani annuncia la decisione di non partecipare al voto: “Sono contrario a questo provvedimento da quasi un anno, da quando ho capito che portava a esiti infausti, non tanto per me ma per questa assemblea legislativa. Faccio parte di una maggioranza e di un partito che non ho mai rinnegato e continuerò a lottare all’interno perché le cose siano diverse. Rivendico la dignità della mia libertà”. Il ruolo di presidente di commissione, assicura Bugliani, “lo interpreto e lo interpreterò fino alla fine, a costo di essere messo in discussione, come un ruolo politico. Non un ruolo notarile o di passacarte. Pretendo di poter svolgere un’analisi di tipo politico rispetto a ciò che metto all’ordine del giorno”. A conclusione dell’intervento di Bugliani, il presidente Mazzeo conferma “il percorso fatto” e i tentativi di portare “più volte” l’atto in commissione. “Il presidente Bugliani può confermare che sono stato io a chiamarlo il giorno precedente la conferenza dei capigruppo, per comunicargli personalmente che c’erano le condizioni politiche per una larga maggioranza attorno a una proposta”.
 
“Discussione surreale, l’opposizione assume un ruolo quasi marginale”, dice la capogruppo della Lega, Elisa Montemagni. “Abbiamo assistito un po’ a tutto, il presidente Giani che dice ai suoi assessori di non illustrare il provvedimento in Aula e forse vuol dire che così modificata la legge non gli piace più tanto”. Poi c’è la posizione del presidente della prima commissione: “Le sue affermazioni mi fanno parecchio paura. Se il presidente di commissione può decidere se iscrivere o meno una proposta di legge si apre anche una questione a tutela delle opposizioni e delle proposte che provengono dalle minoranze. La vita di una proposta di legge la devono decidere i proponenti. Spero che gli altri presidenti di commissione prendano le distanze e al presidente del Consiglio faccio un appello per un controllo sulle commissioni”. Nel merito del provvedimento: “Abbiamo lavorato tutti per arrivare a una soluzione interna a costo zero, non avremmo votato mai il nono assessore e i due sottosegretari esterni”.
 
“Ho ascoltato attentamente questo lungo dibattito e posso affermare che il mio gruppo non cambia idea in corso d’opera, anzi mi piace ribadire che il sottosegretario che dovremo andare a votare non è a supporto di Eugenio Giani, ma del Governatore della Toscana”. Così ha esordito Francesco Torselli (FdI), sottolineando di essere a favore di una proposta di legge a costo zero, che arriva in Aula dopo che un consigliere sui giornali ha fatto appello a non votare per limitare proprio i costi della politica e, dopo che il vicepresidente del Consiglio ha parlato di “percorso anomalo”. “È surreale che oggi non sia con noi il presidente della Giunta, che aveva proposto un sottosegretario a 7mila euro al mese e il Partito che lo rappresenta ha presentato un emendamento per arrivare a costo zero – ha continuato il consigliere –. Noi siamo sempre stati e saremo sempre coerenti col nostro pensiero: Giani, se l’operazione è a costo zero può fare tutti i sottosegretari che vuole”. “Mi auguro che andremo ad approvare una legge così – ha concluso Torselli – ma non accetto la morale né da chi era disposto a votare quella legge con il nono assessore e neppure da un partito, la cui segreteria a Palazzo Vecchio è costata ai cittadini di Firenze 10 euro al minuto”.
 
In conclusione del dibattito, prima di passare alla votazione degli emendamenti, il vicepresidente Stefano Scaramelli (Iv) ha proposto di rinviare il testo in commissione, “per avvicinare ancora di più le posizioni”. Dopo un breve confronto tra il presidente Antonio Mazzeo e i capigruppo, invece, l’Aula ha iniziato le operazioni di voto. Analogamente, respinta anche la pregiudiziale della consigliera Irene Galletti (M5S) per votare la proposta di legge al prossimo Consiglio regionale, alla presenza di Eugenio Giani. Da qui la decisione, per il M5S, di non partecipare alla votazione.
 
Gli emendamenti del Partito democratico, illustrati dal presidente Vincenzo Ceccarelli, hanno avuto esito positivo e, in particolare, l’ordine del giorno sull’invarianza dei costi, sottoscritto anche da Francesco Torselli (FdI) ed Elisa Montemagni (Lega). Gli altri emendamenti riguardano rispettivamente l’aumento a sette dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, con due nuove figure con funzioni di questore, e la previsione di un sottosegretario alla Presidenza della Giunta, uno solo e non due come proposto da un emendamento dell’esecutivo, illustrato in aula dall’assessore Stefano Ciuoffo. L’aula di palazzo del Pegaso ha anche bocciato gli emendamenti di Italia Viva, illustrati dal vicepresidente Stefano Scaramelli, compreso quello sulla rappresentanza di genere in Statuto. “C’è già una legge nazionale che tutela la rappresentanza – ha ricordato Ceccarelli – se votassimo tale emendamento dovremo andare anche a modificare la composizione dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale”.

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