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Monica Pecori (gruppo misto-Tpt): "Tanto lavoro, tante modifiche per arrivare a peggiorare la legge precedente"


Andrea Quartini (Movimento 5 stelle): "Non ci sono alloggi, serve piano casa"

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COMUNICATO STAMPA  n. 1344

 
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Alloggi Erp: il dibattito in Consiglio regionale

Gli interventi di Andrea Quartini (M5S), Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt), Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra), Jacopo Alberti (Lega), Enrico Sostegni (Pd), Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) e Nicola Ciolini (Pd)

 

di Paola Scuffi, 5 dicembre 2018

 

Ad aprire il dibattito sulle disposizioni di Edilizia residenziale pubblica (Erp), ieri pomeriggio, martedì 4 dicembre, il consigliere Andrea Quartini (M5S): “Nessuno ha il coraggio di fare il primo passo, inizio io”, ha esordito, unendosi al grazie per il lavoro degli uffici e riflettendo sui quindici  mesi di discussione. “In realtà la discussione forte c’è stata tra la maggioranza in Consiglio e la Giunta regionale – ha affermato – noi abbiamo dibattuto in commissione e ora in Aula; non a caso questo atto boccia la legge Saccardi e la prima proposta della Giunta, finendo per arrivare a delle “disposizioni monche, che mostreranno la loro inutilità all’atto pratico, disposizioni fatte per promuovere una finta riforma, utile solo a fini propagandistici”. “Questa legge, non avendo affrontato molti problemi (disagio abitativo, lode, manutenzione alloggi sfitti, alienazioni, conflitti sociali) – ha concluso – è un’occasione persa per l’edilizia residenziale pubblica in Toscana”.
Secondo Monica Pecori (Gruppo misto Tpt) il “testo ispirato dalla Giunta regionale era diverso, tuttavia, non vedo niente di utile o di migliorativo rispetto al passato, a partire da un effettivo controllo sul patrimonio degli alloggi, che non c’è”. “Si è perso di vista l’obiettivo principe – ha sottolineato – quando si parla di disagio abitativo occorre porre al centro la persona e i suoi bisogni, lavorando per dare garanzie”. Da qui l’aggancio al “sistema farraginoso dei punteggi”, che per la consigliera non dà garanzie al soggetto disabile di poter accedere a una abitazione conforme alle proprie esigenze. Pecori ha concluso il proprio intervento dichiarando di non condividere il criterio della cosiddetta storicità della residenza sul territorio toscano ed esprimendo un giudizio sulla proposta di legge “al momento negativo, che spero possa cambiare in sede di votazione sul pacchetto di emendamenti”.

Di “legge diversa rispetto a quella affrontata mesi fa” ha parlato Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra), che ha sottolineato in particolare due problemi non risolti, la governance e la mancanza di risorse: “occorre investire in edilizia popolare, non possiamo fare le nozze coi fichi secchi, perché questo è il tentativo che abbiamo di fronte a noi”. Non solo, secondo Sarti questa legge è “un mare magnum da rivedere e ripulire: un piano di edilizia residenziale pubblica deve guardare esclusivamente agli investimenti, non deve essere un calderone dove ci si mette tutto, dal disagio sociale all’autosufficienza”. E invitando a “non inseguire la Lega che sta facendo tanti danni”, il consigliere ha chiuso il proprio intervento parlando di atto “da migliorare” e rimandando agli emendamenti.
 
Jacopo Alberti (Lega) non ha dubbi: “Il testo base della Giunta regionale del 2017 è stato completamente stravolto, non è quello consegnatoci lunedì sera (3 dicembre)”, ha affermato, annunciando la presentazione di 24 emendamenti e soffermandosi su alcune considerazioni politiche. Prima fra tutti: “Si è parlato di legge in salsa leghista, ma non è vero, la salsa leghista è quella che ci ha contraddistinti da sempre, nel nostro voler dare le case prima agli italiani, senza ghettizzare, ma questo atto continuerà ad assegnare le abitazioni prima agli stranieri”, anche attraverso un nuovo metodo, l’autocertificazione di imposta valori di immobili all’estero. E parlando di altri punti non condivisibili, a partire dalla “perla dell’articolo 35 sulla mediazione sociale e culturale”, Alberti ha concluso: “Non vediamo nessun leghismo, con questo provvedimento non ci sarà alcuna inversione di tendenza”.
 
Per il consigliere Enrico Sostegni (Pd), la nuova legge è “vicina alle persone e ai territori, una misura che pensa allo sviluppo sociale della nostra Regione”. La Toscana, ha spiegato Sostegni “è stata la prima a fare dell’integrazione socio sanitaria una parte fondamentale della propria caratterizzazione. Dal ’96 ha scelto che tutto il patrimonio Erp fosse di proprietà dei Comuni e che a quel livello si strutturasse l’organizzazione della gestione e dell’utilizzo degli immobili da destinare all’edilizia residenziale pubblica, che è uno degli strumenti per rispondere ai bisogni abitativi dei cittadini”. Un testo “concordato passo dopo passo con la Giunta regionale”, per arrivare a “una misura più equa e flessibile”. Sostegni ha ricordato “il 40 per cento di flessibilità che abbiamo lasciato ai Comuni” e che “il disagio abitativo è stato fatto contare di più”. La questione della permanenza “risponde a persone che da troppo tempo si trovano nella stessa situazione e non hanno trovato risposte diverse, ma il limite minimo dei cinque anni di residenza non può essere innalzato, perché noi vogliamo – ha aggiunto Sostegni – che la Toscana sia pienamente europea e riconosca i diritti sociali, per questo”.
 
Giudizio negativo è stato espresso dal consigliere Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia), nei confronti di “una legge da cui ci si aspettava una visione sociale più definita e invece è una riforma molto timida, senza coraggio, che genera nuova conflittualità tra poveri vecchi e nuovi”. Il quadro generale, ha spiegato Marcheschi, “è peggiorato a livello nazionale e anche in Toscana. In questi anni non si sono costruite case, non si sono fatti piani di edilizia sociale. Le case sono le stesse e i poveri sono aumentati”. La discrezionalità lasciata ai Comuni “è anche eccessiva, la soglia del 40 per cento è troppo alta”. Un testo che “doveva nascere come una riforma importante e pian piano è stato ridimensionato. I fuochi di artificio sono diventati petardi”. Questo anche a causa del “contrasto tra Giunta e Consiglio, che non si è fermato soltanto alla governance”, ha osservato Marcheschi. Non c’è la “percezione di come è cambiata la povertà in Toscana, dove emergono i nuovi poveri: sono coloro che fanno figli e anche se lavorano si impoveriscono. Sono i padri separati, a tutela dei quali ho presentato un emendamento”.
 
Secondo il consigliere Nicola Ciolini (Pd) la nuova legge “non è la soluzione a tutti problemi di disagio abitativo in Toscana, che richiedono investimenti adeguati sul patrimonio edilizio, maggiore efficienza delle società di gestione e maggiore disponibilità dei Comuni sulle politiche abitative”, ma ha l’obiettivo “di ottimizzare funzionalità ed efficienza del sistema attraverso regole più eque rivolte non solo a una parte del Paese, ma a tutti coloro che hanno più bisogno, da più tempo e in senso assoluto. Di qui – ha spiegato Ciolini – passa la ricerca di giustizia sociale”. Le case popolari “sono da sempre parte del nostro popolo, rispondono alle necessità di una maggiore inclusione sociale. Non vogliamo inseguire nessuno, cerchiamo di rendere più funzionale lo strumento legislativo. Se il testo è così cambiato in questi mesi, è perche ci siamo messi in ascolto e a disposizione di tutti”. Giusto affrontare “il tema dei padri separati, che oggi rappresenta una vera emergenza”. La governance “ha bisogno di un approfondimento maggiore, nessuno di noi nega che c’è bisogno di un intervento anche su questo aspetto”.
(in collaborazione con Ufficio Stampa)

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