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Il presidente Giani a San Rossore ricorda le leggi razziali

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COMUNICATO STAMPA  n. 1071

 
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Consiglio regionale a San Rossore per ricordare le leggi razziali

Il presidente Eugenio Giani: “Fare qui una normale seduta di Consiglio è il miglior modo per dimostrare quanto tutto ciò appartenga al passato”

 

di Ufficio Stampa, 10 ottobre 2018

 

Si è aperta con l’intervento del presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani la seduta d’aula nella sede dell’Ente parco regionale San Rossore, Migliarino, Massaciuccoli in provincia di Pisa. Una trasferta decisa per ricordare che ottanta anni fa proprio qui, nella tenuta di San Rossore, il re Vittorio Emanuele III firmò il provvedimento che dava il via all’applicazione delle leggi razziali in Italia. Prima, un minuto di silenzio, come ha sottolineato lo stesso Giani, in ricordo “di tutte le vittime delle leggi razziali, dell’olocausto e della furia nazifascista”.
 
Il presidente ha tenuto a sottolineare come “svolgere in questo luogo una normale seduta del Consiglio regionale, con la sua dialettica ispirata ai principi della democrazia, sia il miglior modo per ricordare come certi atti appartengano al passato”.
 
Giani ha spiegato che “anche a causa dei social assistiamo oggi a rigurgiti di fascismo”. Ma che il Consiglio regionale della Toscana nella sua interezza ha sempre rigettato certi atteggiamenti. “Il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo, senza alcuna discriminazione di razza – ha detto – è principio contenuto nella Costituzione. Quella stessa Costituzione che, volendo dare dopo il fascismo una diversa visione del sistema delle autonomie locali, ha previsto la nascita delle Regioni”.
 
Giani ha ricordato che l’applicazione delle leggi razziali è passata attraverso alcune fasi: prima “la firma da parte degli intellettuali dell’epoca di un manifesto, demenziale, che sanciva la superiorità della razza italiana”. Successivamente, tra il settembre e il novembre del 1938, “furono varati i provvedimenti che impedivano ai bambini e ai ragazzi di frequentare le scuole e poi a tante menti brillanti di insegnare nelle università”. Atti “esecrabili e demenziali” che il re Vittorio Emanuele III ha firmato proprio a San Rossore, dove si era recato per cacciare  e dove soggiornava spesso “perché amava moltissimo questi posti”. 

 

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