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COMUNICATO STAMPA  n. 0856

 
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Beni comuni: la Toscana, prima in Italia, li inserisce in Statuto

Approvato in aula a maggioranza, in seconda lettura, il testo unificato di modifica statutaria che deriva da due proposte di legge di Pd e Sì-Toscana a sinistra

 

di Cecilia Meli, 1 agosto 2018

 

Via libera alla proposta di legge statutaria in materia di tutela e valorizzazione dei beni comuni. L’atto, dopo la prima votazione avvenuta nel maggio scorso, è stato approvato in seconda lettura questa mattina, primo agosto, dal Consiglio regionale.
La norma, che è passata a maggioranza con il voto favorevole di Pd, M5S, Sì-Toscana a Sinistra e del Gruppo misto/Tpt, pone tra gli obiettivi fondamentali della Regione Toscana anche “la tutela e la valorizzazione dei beni comuni intesi quali beni materiali e immateriali e digitali che possono essere riconosciuti di interesse diffuso”.
 
Come ha tenuto a sottolineare il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani in aula, “con l’approvazione di questa proposta di legge la Toscana si pone all’avanguardia. E’ infatti la prima Regione che prevede nel proprio Statuto un concetto importante come quello dei beni comuni”.
Il testo approvato oggi in seconda lettura nasce dalla sintesi, a suo tempo operata, di due proposte di legge a firma del gruppo del Partito democratico e di Sì-Toscana a sinistra.
“E’ un passo storico – ha commentato Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) –, con cui la Toscana guadagna un primato nazionale ed europeo nel riconoscere nello Statuto i beni comuni. E’ il frutto di una cultura diffusa dopo il referendum del 2011 sull’acqua, per cui sempre più spesso si assiste sui nostri territori alla condivisione di beni comuni, il che ci permette di applicare il principio di sussidiarietà”.
“Votiamo a favore di questa legge – ha detto Giacomo Giannarelli (M5S) – ma rileviamo come da un lato la Toscana dica di tutelare i beni comuni, mentre dall’altro non è disposta a discutere in quest’aula su temi come quello dell’acqua. Di fatto dà mandato a un gestore unico che usa strumenti della finanza creativa e che sono il massimo della privatizzazione. In pratica per i cittadini toscani non cambia un bel nulla”.
Le critiche di Giannarelli sono state rigettate da Elisabetta Meucci (Pd), secondo la quale “se si segue questo ragionamento allora gli Statuti non servirebbero a nulla”. “Lo Statuto è alto, detta i principi - ha aggiunto la consigliera -. Sono  le leggi regionali che poi intervengono per l’applicazione concreta dei principi statutari”.
 
“Mi rendo conto che è necessario partire dallo Statuto per poi arrivare a cascata alle norme applicative - ha commentato infine Monica Pecori (Gruppo misto/Tpt) -.  Però nutro alcune perplessità, a partire dal fatto che anche oggi non si sia dato modo a questo Consiglio di intervenire sul tema dell’acqua. E ricordo che c’è una legge regionale sulla partecipazione, quella  del 2013, che aspetta di essere rinnovata”.  

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