COMUNICATO STAMPA n. 0474
Scrittori: morte Leopoldo Paciscopi, il cordoglio di Giani
Il presidente del Consiglio regionale della Toscana esprime “affetto e vicinanza” personale e di tutta l’Assemblea legislativa alla famiglia
di Paola Scuffi, 15 maggio 2018
Firenze– “Con Leopoldo Paciscopi, scrittore, giornalista e storico del cinema muto italiano se ne va una figura importante, un professionista impegnato e attento, sempre pronto a leggere e raccontare il mondo, attraverso ora la critica cinematografica, ora le cronache dei nostri giorni, che lo hanno visto per anni protagonista instancabile”. Con queste parole il presidente del Consiglio regionale della Toscana,
Eugenio Giani, esprime alla famiglia affetto e vicinanza personale e di tutta l’assemblea legislativa.
Nato a Cavriglia nel 1925, fin da piccolo viene introdotto dal padre Dario, attore del cinema muto, nel mondo letterario e artistico che fa capo al caffè delle Giubbe Rosse a Firenze. Ed è in quel contesto che stringe rapporti di amicizia con Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Eugenio Montale, Romano Bilenchi, Alfonso Gatto. “In quegli stessi anni partecipa con responsabilità alle vicende che portano al ritorno della democrazia nel nostro paese – continua il presidente – registrando i fatti in prima persona”.
Dal 1946 al 1952 è caporedattore responsabile del settimanale “Toscana Nuova”di Firenze, dal 1952 al 1956 redattore e critico cinematografico del “Nuovo Corriere
”di Firenze, dal 1956 al 1977 inviato speciale del quotidiano “La Nazione” e de “Il Resto del Carlino” di Bologna.
Nel corso della sua carriera Paciscopi collabora alla rivista della Fondazione Giovanni Spadolini, “Nuova Antologia”di Firenze; fa parte dei comitati scientifici della Fondazione Primo Conti a Fiesole e della Fondazione Ardengo Soffici a Poggio a Caiano. “Di Leopoldo ci mancherà la sua cultura, ma soprattutto la sua umanità, il suo sguardo acuto, la sua apertura di cuore sul mondo, che lo ha visto anche attivo pittore, tra i fondatori del gruppo d’avanguardia
Arte d'Oggi nel 1946 aFirenze
”, conclude Eugenio Giani.
(Paola Scuffi)
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