Per migliorare l’esperienza di navigazione delle pagine e la fruizione dei servizi online, questo sito utilizza cookie tecnici e analitici.
Questo sito permette inoltre l’utilizzo di cookie di terze parti per funzionalità quali la condivisione e la visualizzazione sui social media.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando su collegamenti nella pagina acconsenti all’uso di questi cookie.
Per informazioni sui cookie e su come eventualmente disabilitarli, leggi la Cookie policy dei siti del Consiglio regionale della Toscana.
» Ufficio stampa » Comunicati » Comunicato Indietro

COMUNICATO STAMPA  n. 1176

 
dal   
  al     
 

Festa della Toscana: il riformismo di Pietro Leopoldo ispira il presente

Il presidente della Regione Enrico Rossi ha ricordato le riforme granducali sull'economia, sul territorio e sulla sanità. Il costituzionalista Paolo Armaroli lancia un appello a Boldrini e Grasso per "ripulire" la riforma costituzionale

 

28 novembre 2015

 

 
Firenze – “E’ una Festa importante, perché richiama la nostra identità, le nostre radici. La Toscana ha il suo cuore nel Rinascimento, nei Medici, che costruiscono le fortezze, le ville. Ma la ‘nazione’ toscana è stata fondata da Pietro Leopoldo. Dalla centralità assoluta di Firenze si passa ad una regione policentrica”.
Lo ha ricordato il presidente della Regione, Enrico Rossi, dal palco del Teatro La Pergola a Firenze, nel suo intervento per l’inaugurazione della Festa della Toscana 2015, che ricorda l’abolizione della pena di morte da parte del granduca nel lontano 1786. 
“E’ una battaglia ancora aperta e bisogna farla, avendo in mano la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 – ha aggiunto – Alcuni Stati si sono arrogati il diritto di uccidere, di decapitare, di usare la sedia elettrica. Non c’è alcun diritto che possa essere detenuto da nessuno Stato. La lotta alla pena di morte è un fatto decisivo per far compiere all’umanità un passo verso la libertà”.
Il presidente della Regione ha quindi riassunto i tratti principali della politica riformatrice di Pietro Leopoldo: l’abolizione dei dazi, l’istituzione dei granai sociali, l’abolizione delle corporazioni tradizionali, gli interventi sul territorio, con la bonifica di terreni paludosi e la cura del bosco. “Come attestano i documenti dell’epoca, la Toscana coltivava il bosco con una produttività superiore a quella agricola – ha sottolineato Rossi – Il Granduca fu anche un riformatore in sanità. Gli ospedali erano luoghi di ricovero, ma grazie ai suoi regolamenti diventarono luoghi di cura, da cui si viene dimessi”.  
A suo parere celebrare questa festa e la nostra storia richiama anche alle responsabilità del presente.
“Sono emozionato e contento della presenza del presidente del Consiglio, che ci onora – ha concluso il presidente della Regione – Spero si ispiri un po’ al riformismo toscano, con uno spirito di giusto compromesso, di dialogo conflittuale, senza arroccamenti. Un messaggio in più per fare del nostro paese un paese veramente europeo, moderno, ma anche orgoglioso della propria identità”.
Il professor Paolo Armaroli, dal palco del teatro, ha rivolto un appello ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso. “La nostra Costituzione è ben scritta. La riforma Boschi non è male, dal punto di vista estetico e linguistico, ma andrebbe asciugata – ha dichiarato il costituzionalista – Darei un incarico in questo senso a tre studiosi come Michele Ainis, Marcello Pera e Giuseppe Morbidelli. Una costituzione degna di questo nome deve essere portata comodamente in tasca”. Al riguardo Armaroli ha ricordato che il presidente dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini, in quel lunedi 22 dicembre 1947, su suggerimento di Palmiro Togliatti, incaricò tre personalità come Concetto Marchesi, Pietro Pancrazi, Antonio Baldini di ripulire il testo costituzionale.
A suo giudizio la riforma costituzionale ha aspetti positivi, come l’abolizione del Cnel e delle Province, ma soprattutto riequilibra i rapporti tra Stato e Regioni, dopo che “una demenziale riforma del Titolo V nel 2001 aveva assegnato alle Regioni competenze prettamente statali”. Armaroli ha espresso qualche perplessità sulla riforma del Senato, che “lavorerà al massimo una settimana al mese”, ma con il vantaggio che “i senatori non ci costeranno un euro”. “Le commissioni del passato, Bozzi, De Mita-Iotti, D’Alema, hanno fatto un buco nell’acqua – ha concluso il costituzionalista - . Devo dire che con questo presidente del Consiglio e con la sua ministra Boschi, le cose sembrano andare verso la conclusione ed anche per il referendum confermativo ci sono orizzonti diversi dal passato”. (dp)

Responsabilità di contenuti, immagini e aggiornamenti a cura dell'Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana