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Immagine - Donne: 70 anni fa il primo voto, storia di un lungo cammino

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COMUNICATO STAMPA  n. 0869

 
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Donne: 70 anni fa il primo voto, storia di un lungo cammino

L'empolese Marisa Ramagli, 92 anni: "Andammo a votare piene di gioia. Nel giorno della Repubblica concepii mio figlio". Pugnalini: "Fu un momento magico, ora non accontentiamoci di una uguaglianza formale". Giani: "Riscoprire figure di donne che hanno fatto la storia di quel periodo". Barni: "La strada da fare è ancora lunga"

 

27 maggio 2016

 

Firenze – “Quel giorno andammo a votare piene di gioia. Era il giorno della Repubblica e io e mio marito concepimmo nostro figlio”. L’empolese Marisa Ramagli, 92 anni, era all’Auditorium di palazzo Panciatichi, questa mattina, per raccontare di quel 2 giugno del 1946, il giorno in cui le donne poterono esercitare, per la prima volta in Italia, il diritto di voto. Ha ancora forza: “Alle ragazze e ai ragazzi di oggi dico: lottate per il lavoro”.
A settanta anni di distanza, si celebra quella data per capire a che punto sia il lungo e difficile cammino per la piena affermazione dei diritti delle donne. “Il 2 giugno 1946 le donne, contro ogni aspettativa, votarono in massa. Lunghe file di donne con il vestito buono della festa, con bambini in braccio e fazzoletto sui capelli”, apre così la presidente della commissione regionale Pari opportunità, Rosanna Pugnalini. “E in 21, su un totale di 573, furono elette. In 5 entrarono nell’assemblea dei 75: Federici, Merlin, Noce, Iotti e Penna Buscemi. In Toscana c’era già stata la possibilità di voto, ma solo per una specifica categoria di donne  molto ristretta”. Rosanna Pugnalini ripercorre il cammino accidentato che portò le donne al voto: il ricordo della pioniera del femminismo Anna Maria Mozzoni, che nel 1877 presentò al Parlamento la prima vera petizione a favore del voto alle donne. Il primo congresso delle donne italiane, nel 1908, al quale partecipò anche la regina Elena, aperto da una contessa, alla presenza tra le altre di Maria Montessori. Poi il ventennio fascista e le donne protagoniste negli anni della guerra e poi nella Resistenza, dove “ricoprirono incarichi di responsabilità attiva, oltre a quello, non meno importante, di assistenza e supporto. Il voto del 2 giugno segna il primo traguardo e l’emozione di un senso pieno di autonomia anche individuale. Essere qui oggi significa celebrare una rivoluzione pacifica e moderna: la rivoluzione delle donne”.
“Quello fu un momento magico: l’impegno politico, la ricostruzione del paese, l’esercizio del voto accomunarono milioni di italiani e di italiane”. Eppure, ancora oggi “facciamo i conti con un divario troppo profondo, nelle pari opportunità tra donne ed uomini. Il nostro paese resta indietro in settori importanti. Le donne continuano a guadagnare meno degli uomini. Restano vittime di femminicidi. Continuano ad essere lontane dal potere. Non ci vogliamo accontentare di una uguaglianza semplicemente formale”, chiude Rosanna Pugnalini.
“Siamo arrivati tra gli ultimi tra i grandi Stati europei, non è una data di cui possiamo vantarci, ma che abbiamo pieno titolo di celebrare, visto il contesto in cui questo accadde”, dice il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani. “In una Italia disorientata, si arriva al suffragio universale grazie al ruolo che le donne avevano avuto negli anni della guerra e della Resistenza e perché le istituzioni della nuova Italia democratica funzionavano già da due anni, grazie ad una forte legittimazione e al senso di responsabilità che i partiti allora avevano mostrato”. Il presidente ricorda figure eccellenti di donne che hanno segnato le vicende di quegli anni e che “meriterebbero di essere riscoperte: penso alla senatrice Merlini, ad Anna Maria Enriques Agnoletti, che partecipò all’azione partigiana di Radio Cora, poi fu catturata dai fascisti, torturata per giorni a Villa Triste e infine uccisa. A Maria Luigia Guaita, che a diciassette anni faceva la staffetta partigiana e scrisse la ‘Storia di un anno grande’, il più avvincente libro di memorie di quel momento”. 
Altri interventi sono stati affidati a Daniela Volpi, dirigente politiche di genere della Regione Toscana, che ha introdotto anche la proiezione del video “70 anni e non sentirle”. Accanto a Marisa Ramagli, c’era il presidente onorario dell’Anpi Silvano Sarti. Suo l’accorato intervento rivolto soprattutto ai ragazzi della scuola media ‘Maltoni’ di Pontassieve.
“Il cammino per arrivare a una reale parità è ancora lungo”, dice la vicepresidente della Toscana con delega alle Pari opportunità, Monica Barni. Resta molta strada da fare: “La parità di diritti tra uomini e donne è ancora troppo spesso solo formale. Le difficoltà di accesso al mondo del lavoro, gli equilibrismi tra vita familiare e lavoro ancora non sufficientemente supportati dalla rete dei servizi e dal permanere di ruoli di genere, il miraggio delle posizioni apicali con la conseguente necessità di istituire il meccanismo imperfetto delle quote rosa, e naturalmente il gravissimo tema della violenza sulle donne”. 
Il momento di riflessione continua domani mattina, in sala Gonfalone di palazzo Panciatichi, a partire dalle 9. Si parlerà della rappresentanza femminile nelle istituzioni. Interverranno il presidente Eugenio Giani, la vicepresidente Lucia De Robertis e la presidente della commissione Pari opportunità Rosanna Pugnalini. (s.bar)

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