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Si - Toscana a Sinistra - 5 gennaio 2017

 
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OBBLIGO DI VACCINAZIONI PER L'ISCRIZIONE ALL'ASILO? PREFERISCO L'OBBLIGO DI CULTURA!

Intervento di Paolo Sarti, Consigliere regionale di Sì Toscana a Sinistra e componente della Commissione "Sanità e politiche sociali"

A seguito del significativo calo di soggetti vaccinati in Italia sta circolando, sia al Ministero che nelle varie regioni, l’ipotesi di rendere obbligatorio tutto il calendario delle vaccinazioni per poter accedere ai nidi e alle comunità scolastiche. Anche la Giunta Regionale Toscana sta studiando una legge che va in questa direzione. Obbligare alla salute non mi sembra una strategia vincente: piuttosto che usare la forza della norma dovremmo usare la forza della corretta informazione!
 
Primo responsabile è un web fuori controllo che ha creato disinformazione, contrarietà ai vaccini, generando genitori spaventati, mal informati e che ovviamente ora non se la sentono più di sottoporre il figlio a una pratica che vivono come pericolosa per proteggerlo da un evento che invece è percepito estremamente improbabile.
 
Ma anche le istituzioni sanitarie hanno responsabilità: campagne vaccinali condotte facendo più terrorismo che equilibrata informazione, con la complicità dei media … in questi giorni ogni caso di meningite in Italia (e sappiamo che non si tratta di epidemie: casi attesi, sporadici e non collegati fra di loro) finisce prima notizia al telegiornale! Quando il panico indotto dai media si sgonfierà e non ci sarà stato bisogno di misure “estreme” come è prevedibile, i cittadini lo avranno percepito come un segnale di esagerazione, di spreco di soldi e di probabili interessi. L’esagerazione in realtà è solo nella comunicazione ma fa altrettanti danni alla pratica vaccinale quanto la bufala del morbillo che fa venire l’autismo! Tutto questo poi alimenta il sospetto che i calendari e le campagne vaccinali siano predisposti sì sull’evidenza di dati scientifici certi, ma anche sotto pressioni dei grandi interessi delle case farmaceutiche.
 
I politici e gli amministrativi della sanità più che emanare norme sanzionatorie dovrebbero lavorare su questi squilibri informativi, su questi macroscopici errori: la paura ingenerata sui genitori si vince informando, non con le imposizioni. E’ la cultura che dà un senso civico duraturo e non la paura delle sanzioni o dell’esclusione da un servizio. Il proliferare di norme e di divieti in un Paese è sempre spia di una scarsa educazione e di poca coscienza civica. E lavorare sulla cultura significa anche opporsi senza accondiscendenza e complicità a quella che io chiamo “scienza romantica”, un sapere che non ha bisogno di prove e di dimostrazioni di efficacia e che risponde solo al bisogno di unicità e di individualità. Ed anche il figlio è allevato nell’unicità: figli allevati in un individualismo che li vede isolati e protetti da ogni piccolo limite legato al vivere comunitario. Gli studi internazionali rassicurano dimostrando che non sono veri i tanti danni attribuiti ai vaccini ma poco conta per i tanti che oggi cercano conferme al proprio credo invece che misurarsi con informazioni corrette.
 
Per avviare tutta questa rinascita culturale ci vuole tempo, tolleranza, umiltà e impegno, di tutti. Ma intanto che si “aspetta la cultura”, si deve forzare con le norme? Penso di no, penso sia una strada che porta al fallimento.

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