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Gruppo consiliare Rifondazione Comunista-Comunisti Italiani - 26 gennaio 2015

 
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Cannabis terapeutica. Via libera in Commissione. Sgherri (PRC in Regione):”soddisfazione, miglioramento sensibile della normativa. Il testo contiene i punti cardine presenti nella proposta da me presentata”

Uso terapeutico di farmaci cannabinoidi. Soddisfazione perché andrà in aula un testo (grazie all’attività di un gruppo di lavoro ad hoc che ha rielaborato la proposta di legge da me presentata) che recepisce i punti cardine della proposta stessa. Così Monica Sgherri – esponente di Rifondazione Comunista e capogruppo in Consiglio Regionale al termine della seduta della Quarta commissione consiliare odierna. Proposta che rafforza il testo approvato nel 2012.  La Regione Toscanaè stata l’apripista in Italia nell’approvazione – ricorda Sgherri – di una legge che consentisse l’uso di farmaci cannabinoidi per le cure palliative di fine vita, ma anche per migliorare la qualità della vita di persone affette da patologie invalidanti. Nei mesi seguenti altre Regioni hanno legiferato in tema, come l’Abruzzo approvando leggi con testi anche migliori di quella toscana. Potremmo dire – afferma Sgherri – che è come se vi fosse stato un vero e proprio gioco di squadra fra le Regioni. L’obbiettivo della proposta di legge da me presentata, recepito nel testo definitivo uscito dalla Commissione, era rafforzare e migliorare la legge toscana in vigore, partendo da punti cardine come la semplificazione burocratica e la facilitazione all’accesso, sempre rispettando i confini della normativa nazionale. Il primo punto riguarda la possibilità che la prescrizione sia anche a livello domiciliare (quindi da specialisti e medici di famiglia) e non solo ospedaliero, sulla base di un piano terapeutico stabilito dallo specialista. Il secondo sostanzialmente permette alla Regione di stipulare convenzioni con centri e ed istituti autorizzati – come l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze – per la produzione e o preparazione di farmaci di questo tipo, in attesa che parta la produzione a livello nazionale. Questo nell’ottica non solo di valorizzare  i saperi dell’Istituto, ma soprattutto di ridurre i costi, ora lievitati a causa dell’importazione dall’estero.

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