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La Biblioteca della Toscana per Pistoia capitale italiana della cultura 2017

Pistoia è stata designata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo capitale italiana della Cultura 2017 per il suo patrimonio artistico e architettonico e per l'impegno dell'amministrazione cittadina nello sviluppo di progetti e iniziative che ne valorizzano l'identità e le tradizioni.

La candidatura è stata promossa insieme alla Regione Toscana, che la celebra come proprio esempio di eccellenza e che la sostiene in nuovi allestimenti urbani.

In occasione di Pistoia capitale della cultura 2017 la Biblioteca della Toscana Pietro Leopoldo propone un nuovo servizio di segnalazioni bibliografiche estratte dal catalogo e dedicate al territorio pistoiese. Ogni mese idee, spunti, occasioni per conoscere meglio Pistoia e provincia.

Leggi la brochure curata dalla biblioteca



Antichi mangiari di Pistoia - Dicembre 2017

 
A Pistoia, come nel resto della Toscana, rimangono memorie di un’antica tradizione di cucina casalinga che si è formata con l’impiego degli avanzi e dei piatti variamente insaporiti, che col tempo hanno acquistato una loro dignità. Oppure, quelli derivati da abitudini contadine, magari nati dalla disponibilità di certi generi, ma che la lunga tradizione ha voluto nobilitare attribuendo loro origini, diciamo così, storiche. 

E’ il caso del carcerato, la cui ascendenza una tenace voce popolare fa risalire alla pratica medievale di condurre periodicamente i prigionieri per debiti (che non avevano diritto al mantenimento mentre erano detenuti nelle Stinche) in giro per la città, alla ricerca di qualche alimento d’accatto. Fra tutti i rifiuti delle bestie macellate (gli intestini ed altro) che con un po’ di pane raffermo e qualche verdura rifiutata, il tutto nettato e lungamente rumato, dava luogo a quel piatto unico che ancora oggi i pistoiesi, quelli poco attenti al colesterolo, gustano.

Oppure i famosi confetti di Pistoia, di cui potremmo reperire la prima origine negli anici confecti che un documento medievale cita come componenti della “colazione” offerta dall’Opera di S. Iacopo alle autorità per la festa del patrono. Questa colazione fu poi soppressa da un sovrano illuminato come Pietro Leopoldo, nel tardo ‘700, perché gli amministratori pistoiesi vi profondevano troppo danaro pubblico, giungendo ad indorare proprio quei confetti di S. Iacopo che quindi erano divenuti, da semplici chicche da offrire per la festa, esibizioni di inutile spreco.
Sono da tempo risorti e, confezionati secondo le antiche ricette, ancora rappresentano un dono tipicamente locale (tratto da Tradizioni alimentari e cultura, Pistoia, 2002).

Leggi le nostre proposte di lettura sulla cucina pistoiese

Per approfondire l’argomento segnaliamo anche la bibliografia Sapori di Toscana: ricette, prodotti tipici ed eccellenze

 
 

Il Ceppo fiorito di Pistoia - Novembre 2017

 
L’Ospedale del Ceppo è uno dei pochi, se non l’unico, fra gli antichi spedali toscani a non essere dedicato ad una figura religiosa, ma ad un semplice tronco d’albero, un ceppo miracoloso.

Siamo nel 1277 e una coppia di sposi, Antimo e Bandinella, ormai anziani e senza figli, con la preoccupazione di non sapere a chi lasciare il loro ingente patrimonio, una notte sognano un angelo, in un’altra versione addirittura la Madonna, così almeno dice la leggenda. Il messaggero divino comunica loro di cercare in città un tronco d’albero abbandonato che nonostante l’inverno stia fiorendo.

I coniugi si mettono subito alla ricerca e lo trovano sul greto del torrente Brana. E’ il segno divino che li invita a costruire proprio in quel punto un edificio che avrebbe alleviato le pene dei malati, degli invalidi, dei bisognosi e dei più poveri.

Nasce così il Ceppo, un ospedale che nel giro di pochi anni acquista sempre più importanza e prestigio in città.

La facciata del Ceppo con i suoi tondi robbiani ed il fregio di Santi Buglioni è una delle opere più significative presenti a Pistoia, e forse l’opera che meglio rappresenta la città di Pistoia nel mondo, non a caso una sua riproduzione è presente nel museo Puskin di Mosca e nel Victoria Albert Museum di Londra.

I tondi Robbiani si ispirano a quelli che pochi anni prima Andrea della Robbia aveva creato per la facciata dell’Ospedale degli Innocenti a Firenze. La differenza consiste nel fatto che quelli pistoiesi sono ognuno diverso dall’altro e con temi differenti: con la raffigurazione dello stemma pistoiese, quello dell’ospedale e dei Medici, mentre nella parte centrale viene raffigurata l’Annunciazione e la Visitazione. Nel fregio vengono invece rappresentate le sette opere di misericordia, alternate da pannelli verticali che ritraggono le virtù cardinali e teologali.

Il Ceppo è rimasto funzionante fino a luglio 2013, quando l’attività ospedaliera si è trasferita nella nuova sede, e sono recentemente partiti i lavori di riqualificazione dell’area, totalmente finanziati dalla Regione in base all’accordo di programma per le aree interessate da dismissioni di vecchi ospedali, che porteranno a una valorizzazione del complesso. Il Ceppo ospiterà il nuovo museo della sanità, con una ricca collezione di ferri chirurgici appartenuti alla Scuola medica pistoiese.

Scopri le nostre proposte di lettura Ospedale del Ceppo di Pistoia

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento segnaliamo la bibliografia Antichi ospedali in Toscana

 


 

Ippolito Desideri e Tiziano Terzani, viaggiatori di ieri e oggi - Ottobre 2017

 
Pistoia, Capitale Italiana della Cultura 2017, nel mese di ottobre dedica una mostra e un convegno al suo illustre cittadino Ippolito Desideri, missionario gesuita che per primo rivelò il Tibet all’Occidente. Definito dall’attuale Dalai Lama «un autentico pioniere» del dialogo interreligioso e dell’incontro rispettoso e proficuo fra culture e tradizioni diverse, Ippolito Desideri anticipò di secoli gli specialisti del settore e fu l’antesignano di una fortunata stagione di esplorazioni italiane in Asia. 
Nella ricorrenza del terzo centenario dell’arrivo a Lhasa del missionario, venerdì 13 ottobre sarà inaugurata a Palazzo Sozzifanti la mostra La rivelazione del Tibet. Ippolito Desideri e l’esplorazione italiana nelle terre più vicine al cielo.
 
Secoli dopo la terra pistoiese, e in particolare la montagna dell’Orsigna, è diventata il rifugio del grande giornalista Tiziano Terzani. Un altro viaggiatore, “un esploratore”, come amava definirsi lui stesso, che girava il mondo per scoprire luoghi segreti, culture, tradizioni, usanze diverse. Curioso per natura, innamorato dell’Oriente, lo scrittore ha viaggiato per la maggior parte della sua vita.
Dai suoi libri traspare la voglia di comunicarci ciò che provava durante i suoi innumerevoli viaggi in ogni angolo del mondo, fino all’ultimo che lo porterà all’Orsigna. “Mi sento così a casa, così bene in questo abbraccio della natura allo stato puro, che è il più bell’abbraccio di grandezza e di bellezza che puoi avere. Questa bellezza in qualche modo ti entra dentro e ti dà una dimensione di qualcosa che non ti appartiene, ma che è anche tuo e di cui sei parte”.“La fine è il mio inizio” – Tiziano Terzani

Scopri le nostre proposte di lettura Viaggiatori di ieri e di oggi

 

 


Pinocchio e Collodi, una favola senza fine - Settembre 2017
 

Chi non conosce la favola di Pinocchio? Forse tutti non sanno che i racconti dell’indomabile burattino di legno, che sognava di diventare un bambino vero, sono legati a doppio filo con la terra pistoiese, per la precisione con Collodi. E’ proprio qui, infatti, che Carlo Lorenzini, in arte Collodi, trascorse la sua infanzia e visse le sue prime avventure.

Il romanzo, venduto in milioni di copie in tutto il mondo, ha reso Pinocchio uno dei personaggi più universali, sconfinando in tutte le latitudini, catturando bambini e adulti di ogni epoca. Le sue intramontabili peripezie sono state lette e rilette, recitate a teatro e al cinema, parodiate e rielaborate attraverso le arti figurative.

Pinocchio non è solo una fiaba ma anche romanzo d’avventura, racconto realistico e didattico-morale, una storia magica che continuerà a far sognare generazioni di bambini e non solo. La magia continua passeggiando tra i personaggi della favola che animano il Parco di Pinocchio a Collodi.

Da non perdere, a pochi minuti di distanza, il maestoso Giardino di Villa Garzoni dove il piccolo Lorenzini, nipote del fattore di casa Garzoni, passò gran parte della sua infanzia.

Scopri  le nostre proposte di lettura Carlo Lorenzini e Pinocchio

 
 

 


Storie tra le montagne - Agosto 2017
 

A pochi chilometri da Pistoia esiste un paradiso chiamato Montagna pistoiese fatto di verdi foreste e sorgenti cristalline, boschi e valli, pievi e antichi borghi. Una terra, un tempo fonte di sostentamento per i suoi abitanti che hanno da sempre saputo sfruttare la natura dei luoghi: il freddo per la produzione del ghiaccio nelle ghiacciaie, la forza dell’acqua per la lavorazione del ferro nelle ferriere, il legname presente in abbondanza per la produzione del carbone nelle carbonaie.

La castagna, con cui si faceva il cosiddetto “pan di legno”, rappresentava l’alimento fondamentale dei montanari. Le castagne secche trasformate in farina fornivano la materia prima per necci, polenta e castagnacci.

Tutta la Montagna era viva e vitale, fittamente abitata e costellata di paesi, borghi ma anche fabbriche e industrie fino agli anni Sessanta, quando è iniziato lo spopolamento e il declino del territorio.

Oggi la Montagna pistoiese ha voglia di rinascere e di aprirsi a nuovi orizzonti per recuperare e valorizzare il grande patrimonio che anche i suoi piccoli borghi rappresentano. L’iniziativa  “Letterappenninica” ne è un esempio significativo.

 “Terre bellissime, gli Appennini ma, spesso, chiuse dentro vallate che riflettono solo loro stesse. Ci voleva un qualcosa, una rassegna a caratura nazionale, che facesse in modo che tutte queste valli, e le voci che ne parlavano, si trovassero radunate, vivessero l’opportunità della linfa vitale di un confronto, potessero percepire i crinali come cerniere che collegano e non come situazioni di divisione.  Da qui l’idea “Letterappenninica” che somiglia a uno di quei tanti ruscelli che solcano i pendii di una montagna nei mesi del disgelo. Nasce dalla volontà di un risveglio, dall’ interesse di un gruppo di uomini e donne per la montagna appenninica, per la vita di migliaia di borghi aggrappati ai crinali e dalla passione per la cultura in generale” (Federico Pagliai, direttore artistico di “Letterappenninica”)

Per saperne di più su questo Festival letterario vai al sito:
http://letterappenninica.it/


Scopri le nostre proposte di lettura La Montagna pistoiese 




 

25 luglio, a Pistoia è Giostra dell’orso! - Luglio 2017

 
La Giostra dell’orso si svolge nel centro di Pistoia ogni 25 luglio, giorno di san Jacopo, patrono della città. La giostra è oggi un’emozionante sfida a cavallo tra i quattro rioni storici di Pistoia e viene disputata nella piazza del Duomo, per l’occasione trasformata in una grande pista ovale.
La Giostra dell’orso ha origini antiche, anche se il nome risale ufficialmente al 1947, e da sempre legata alle celebrazioni in onore di san Jacopo.

Nel 1174 fu fondata proprio l’Opera di san Jacopo, protettore di Pistoia già dall’ 866, incaricata della conservazione della cappella dedicata al santo e di organizzare le manifestazioni civili e religiose in onore del santo secondo i documenti conservati, tra cui la giostra dove  cavalieri e nobili provenienti da varie parti d’Italia si sfidavano per conquistare gloria e premio, ovvero il palio, un drappo di stoffa prezioso e decorato. L’antico palio era così importante e sentito nella città che veniva soppresso solo per gravi motivi, come guerre o epidemie.

Durante gli anni le regole e il percorso hanno subito molti cambiamenti ma la formula della corsa rimase fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1947 la tradizione del palio fu ripresa e cambiò denominazione nell’attuale giostra dell’orso, in onore all’animale araldico rappresentato nello stemma cittadino (a Pistoia chiamato “il micco”), e si ripeté ogni anno nella suggestiva cornice di piazza del Duomo fino al 1957, anno in cui venne nuovamente interrotta. La tradizione della giostra torna nel 1975 quando il comitato cittadino e i quattro rioni della città decidono di far ricominciare a correre i cavalli in piazza del Duomo.

La Giostra dell’orso, da quella data, è sempre stata disputata (tranne in due occasioni) e non ha subito grandi cambiamenti salvo spostare la gara dal pomeriggio alla sera per rendere più suggestiva la competizione cavalleresca. Questa competizione cavalleresca è il culmine di un periodo lungo cinque giornate ricco di manifestazioni e folclore, tra vestizioni, cortei, prove e processione.

Per maggiori informazioni: http://www.giostradellorso-pistoia.it/

Sull'argomento segnaliamo le proposte di lettura La Giostra dell'orso

Chi vuole sapere di più sulle feste popolari toscane può consultare la rassegna bibliografica
Feste popolari e giochi storici in Toscana


 
 


Pistoia città dalle strade stravaganti - Giugno 2017
 

Ad ogni strada la sua storia, e Pistoia non fa eccezione anzi pullula di nomi bizzarri.
Uno fra tutti è il Vicolo dei Fuggiti, il cui nome secondo la tradizione popolare sembra derivare  “da quei prigionieri delle segrete del palazzo del Podestà, i quali, riuscendo a fuggire dal tribunale attraverso questo vicolo, potevano raggiungere agevolmente la protezione offerta dalla zona franca vescovile”. I condannati a morte una volta fuggiti potevano giovarsi del diritto d’asilo garantito dall’autorità religiosa che assicurava loro la libertà.

Più conosciuta è la Via Abbi Pazienza la cui origine risale ad un episodio legato all’antagonismo tra le due famiglie più importanti dell’aristocrazia pistoiese del 1400, i Cancellieri e i Panciatichi, in perenne lotta per il controllo politico della città.  Si racconta, infatti, che “ in una notte buia un uomo era appostato ai margini della strada per assalire un suo avversario politico; uditi i passi, fulmineamente lo aggredì gettandolo a terra, ma ben presto si accorse di aver commesso un errore colpendo un amico, al quale disse, scusandosi: “Abbi pazienza””.

Altrettanto singolare è il nome di Via Brontola, dovuto alla sua particolare conformazione urbanistica capace di creare strani giochi di riflusso del vento provocando così dei veri e propri “brontolii”.

Per non parlare di Via delle Pappe, la strada che collega la chiesa del Carmine con l’Ospedale del Ceppo. Le pappe si riferivano a improbabili medicamenti che venivano somministrati ai malati del vicino  ospedale. Il nome dell’ospedale, come vuole un’antica leggenda, deriva invece dal piede di un tronco d’albero nella cui fessura venivano raccolte le elemosine dei cittadini caritatevoli destinate alla cura dei malati e dei poveri.

E che dire della misteriosa Via del T, dove nel Medioevo sorgeva il Convento di Sant’Antonio Abate, dei frati del T, o del Tau, così chiamati perché portavano sulla veste una croce azzurra a forma di T.
Queste ed altre ancora potete scoprirle nel libro Vie e piazze di Pistoia : schede di toponomastica urbana, Pistoia, 2001, da cui sono stati tratti i brani citati.

Altre ricerche sui nomi di luogo del territorio potete trovarle nelle proposte di lettura Toponomastica pistoiese.

Leggi anche il percorso bibliografico Sulla toponomastica e sulla topografia toscana


 

 


Cantar Maggio - Maggio 2017
 

“Ecco Maggio miei signori
che fiorisce il mondo tutto
ogni pianta ed ogni frutto
tanto amore porterà,
tanto amore porterà.
Belle bimbe che dormite
vostre membra riposate
e se gli occhi non aprite
passa maggio e non sentite,
belle bimbe che dormite.
Laggiù sotto a quelle volte
c’è un bel mandorlo fiorito
e se c’è donne da marito
iddio li dia la bona sorte,
laggiù sotto a quelle volte”

(da Non son poeta e non ho mai studiato, San Marcello Pistoiese, 1986)

così cantavano e cantano ancora oggi i Maggerini di Piteglio …

Nella Montagna pistoiese si usava Cantare il Maggio, una pratica che si ricollega direttamente ai riti pagani della natura, delle messi e della fertilità. Festeggiare il Maggio significava annunciare la primavera, e quindi per estensione rappresentava un inno alla vita, all’amore, alla giovinezza. Ancora oggi si passa per i paesi con chitarre e fisarmoniche per cantare e ballare insieme e poi trovarsi nelle piazze in allegria, mangiando e bevendo quello che la gente offre per la via.

Scoprite i più bei canti della tradizione popolare pistoiese nelle nostre proposte bibliografiche Cantar Maggio.

Lo studioso Sergio Gargini, autore del libro sopracitato Non son poeta e non ho mai studiato, ha svolto un  grande lavoro di recupero della memoria raccogliendo la voce della gente, la musica tradizionale, i canti antichi e i racconti orali della Montagna pistoiese. Questo materiale è entrato a far parte di “Grammo-foni. Le soffitte della voce” (Gra.fo), un archivio ricco di storie, racconti, aneddoti, favole, proverbi, stornelli, canzoni provenienti da tutta la Toscana.

Un più ampio panorama sui canti popolari toscani è offerto dalla nostra bibliografia I canti della tradizione popolare toscana.

 

 

Beatrice di Pian degli Ontani, la poetessa pastora – Aprile 2017

 
Beatrice era figlia di un tagliapietre di Melo, frazione di Cutigliano sulla montagna pistoiese, e sin da bambina, mentre pascolava le pecore, cantava ballate con le storie del Testamento. Molto bella, con voce e sorriso affascinanti, andò sposa ad un allevatore, e proprio il giorno del suo matrimonio, per la gran felicità, si mise a cantare poesie che nascevano spontaneamente in lei.

Da allora in poi, fu la grande poetessa della montagna, e veniva chiamata a cantare e recitare alle feste in un raggio di molte miglia. Ebbe una vita durissima, piena di dolore e disgrazie, ma in lei non si spense mai l’incredibile e bellissima vena poetica.

Potete poi approfondire la conoscenza della sua vita e delle sue poesie nelle nostre proposte di lettura.

Guardate il video dell’incredibile storia di Beatrice, raccontata dallo scrittore Paolo Ciampi
 



 

Pistoia città dei crucci - Marzo 2017
 

Pistoia città dei crucci? Il primo a chiamarla così è stato Gabriele D’Annunzio nel ciclo di poesie “Le città del silenzio” che a proposito di Pistoia e del carattere litigioso dei suoi abitanti diceva:

“ T’amo, città di crucci, aspra Pistoia,
pel sangue de’ tuoi Bianchi e de’ tuoi Neri,
che rosseggiar ne’ tuoi palagi fieri
veggo, uom di parte, con antica gioia.
 
Come s’uccida in te, come si muoia
i Panciatichi sanno e i Cancellieri.
Fin quel de’ Sigisbuldi, tra pensieri
d’amor, grida: "Emmi tutto ’l Mondo a noia!"
 
Vanni Fucci odo, come nell’Inferno
tra i sibili del serpe che l’agghiada,
"A te le squadro!" ulular furibondo …”

(Elettra. Gardone Riviera, 1943)

La faziosità dei pistoiesi sembra risalire ad un passato molto lontano, addirittura a Catilina, come ci racconta lo storico William J. Connell nel libro “La città dei crucci”:

Per tutto il Medioevo e i secoli successivi (i pistoiesi) onorarono infatti la tradizione secondo la quale la loro città era stata fondata dai discendenti di Lucio Sergio Catilina, un ribelle violento e malvagio secondo i resoconti di Cicerone e Sallustio, le cui truppe furono sconfitte nel gennaio del 62 a.C. in una battaglia vicino a Pistoia…. Ad origine dell’ostilità più tarda fra “Bianchi” e “Neri”, i pistoiesi amavano porre un fatto più recente: una rissa scoppiata in una taverna nel 1286 fra rami rivali della famiglia dei Cancellieri”.
(La città dei Crucci : fazioni e clientele in uno Stato repubblicano del '400. Firenze, 2000)

In realtà, il primo ad associare la parola “crucci” a Pistoia è stato Dante nel canto XXIV dell’Inferno, dove il poeta incontra il ladro sacrilego Vanni Fucci da Pistoia, uomo di indole violenta e rissosa, che a Dante e a Virgilio si presenta così:

… “Io piovvi di Toscana,
poco tempo è, in questa gola fiera.
Vita bestial mi piacque e non umana,
sì come a mul ch’i’ fui; son Vanni Fucci
bestia, e Pistoia mi fu degna tana". 

E ïo al duca: "Dilli che non mucci,
e domanda che colpa qua giù ’l pinse;
ch’io ’l vidi omo di sangue e di crucci …". 
(La Divina Commedia. Firenze, 2008)

Il personaggio, uno dei più foschi dell’Inferno dantesco, è magnificamente rappresentato da Botticelli mentre viene morso da un serpente alla gola e ridotto in cenere per ricomporsi immediatamente come una fenice, condannato per l’eternità a questo supplizio.
La splendida edizione della Divina Commedia pubblicata da Le Lettere nel 2008 per la prima volta raccoglie nel corpo dell’opera i 92 disegni di Botticelli. Guarda l’illustrazione del canto XXIV dell’Inferno.

Vi aspettiamo in biblioteca per consultare i volumi citati.
 
 

Pistoia al tempo di Pietro Leopoldo - Febbraio 2017


Il nostro primo appuntamento non poteva che essere dedicato alla figura di Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, sovrano illuminato e riformista che ha dato il nome alla nostra biblioteca.
Per aver reso la Toscana il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte (1786) il suo operato viene celebrato nella nostra Regione ogni anno il 30 novembre con la Festa della Toscana.

“Con il governo lorenese il territorio pistoiese venne a trovarsi al centro di un vasto programma di opere pubbliche che mirava al risanamento e alla valorizzazione produttiva della pianura e, contemporaneamente, a rendere agevoli i collegamenti con la montagna appenninica e con la valle del Po, al fine di incentivare i commerci e più in generale di promuovere il benessere e la felicità dei popoli” (da: Viabilità e bonifiche nel territorio pistoiese sotto i Lorena. Pistoia, 1988).

Pietro Leopoldo fece dunque del territorio pistoiese uno dei principali centri d’interesse della propria politica territoriale e non solo: la fitta corrispondenza con il vescovo di Pistoia Scipione de' Ricci lo indusse a riformare l'organizzazione ecclesiastica toscana secondo i principi giansenisti.

Come la storia di Pistoia si intrecci con quella del Granduca Pietro Leopoldo può essere approfondito nella nostra bibliografia: Pistoia al tempo di Pietro Leopoldo.

Tutti i libri possono essere richiesti in prestito direttamente in biblioteca o rivolgendosi alla propria biblioteca di riferimento per il prestito interbibliotecario.

Se siete interessati ai rapporti di Pietro Leopoldo con tutta la Toscana potete leggere: La Toscana al tempo di Pietro Leopoldo.

 
 


Contenuto aggiornato al 31 dicembre 2017